Il luogo dell'omicidio di Bruno Ielo
2 minuti per la letturaREGGIO CALABRIA – Emergono particolari inquietanti e sorprendenti dalla inchiesta Giù la testa messa a segno dalla Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria nei confronti di presunti affiliati del clan Tegano.
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«Doveva chiudere lui e invece stiamo chiudendo noi». È lo sfogo di Franco Polimeni che commenta con la figlia, indagata in stato di libertà, la concorrenza della tabaccheria di Bruno Ielo, il commerciante assassinato dalla ‘ndrangheta (LEGGI LA NOTIZIA DELL’OMICIDIO), che aveva messo in difficoltà il locale gestito dai Polimeni.
«Il dialogo di Franco Polimeni con la figlia – ha detto il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri illustrando i dettagli dell’operazione Giù la testa – è stato intercettato a distanza di qualche minuto da una telefonata ricevuta dal direttore di un istituto bancario che gli ingiungeva di rientrare dal debito, che induce a pensare quanto fosse insopportabile la concorrenza di Ielo. Da qui, dopo la rapina a scopo intimidatorio del novembre 2016 (LEGGI LA NOTIZIA), la decisione di uccidere Ielo nel maggio successivo. Un lavoratore che apriva la sua attività dalle cinque di mattina fino alle 21. Un uomo che non aveva voluto abbassare la testa dinanzi agli atti intimidatori subiti su mandato di Polimeni, che voleva così salvaguardare il futuro della sua famiglia. Un rifiuto inaccettabile per la ‘ndrangheta, quello di Ielo, che ha così deciso di eliminarlo per raggiungere il dominio commerciale in un’area, come Gallico, ritenuta nella loro totale disponibilità».
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Quella messa a segno stamani è una operazione (LEGGI LA NOTIZIA) «che consente di scoprire un delitto drammatico – prosegue il questore Maurizio Vallone – quello di un uomo assassinato soltanto perché voleva lavorare. Sono state ricostruite meticolosamente dalla Squadra mobile tutte le fasi preparatorie dell’agguato mortale a Ielo, e il momento dell’esecuzione da parte di Francesco Mario Dattilo».
Per il dirigente della Squadra mobile Francesco Rattà, «le indagini hanno messo insieme uno scenario inquietante. Una tragedia imposta da personaggi della cosca Tegano – Franco Polimeni, è cognato di Pasquale Tegano – per eliminare ogni tipo di concorrenza e con ogni mezzo. I filmati e la testimonianza di collaboratori di giustizia che hanno fornito il contesto dell’omicidio sono stati convergenti ai fini della conclusione delle indagini. Bruno Ielo si era scontrato commercialmente con gli interessi di Franco Polimeni e per questo motivo viene eliminato sotto gli occhi terrorizzati della figlia».
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