Il procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri
3 minuti per la letturaREGGIO CALABRIA – È stato messo a segno all’alba di questa mattina un vasto blitz dell’Arma dei Carabinieri di Reggio Calabria, con il supporto di militari del Comando Provinciale di Bologna e del Gruppo di Aosta, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia reggina, guidata dal procuratore capo Giovanni Bombardieri, in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare a carico di numerose persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso nell’ambito dell’operazione “Altanum”.
In particolare, l’inchiesta riguarda alcune tra le più pericolose cosche della ‘ndrangheta di San Giorgio Morgeto e Cittanova che avevano sviluppato diramazioni nel nord Italia.
Le cosche erano tutte dedite alle estorsioni, a reati in materia di armi e stupefacenti e al controllo delle attività economiche del territorio ma le caratteristiche della loro attività evidenziano il penetrante controllo del territorio esercitato da due cosche e i relativi interessi illeciti; la proiezione delle due consorterie nel territorio valdostano, dove risiedono soggetti originari di San Giorgio Morgeto collegati con alcuni indagati; la disponibilità di armi e munizioni, funzionali all’imposizione della volontà mafiosa.
PROCURATORE BOMBARDIERI: POCHI UOMINI E MEZZI PER COMBATTERE LA ‘NDRANGHETA
Dalle indagini, che hanno portato all’arresto di 13 persone tra la piana di Gioia Tauro, Aosta e Bologna, accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, è emersa anche una fase di contrapposizione tra la “Locale di San Giorgio Morgeto” e la cosca “Facchineri” di Cittanova (RC), causata dalla volontà dei “Facchineri” di mantenere il predominio nel Comune sangiorgese e in Valle d’Aosta.
Ma dall’inchiesta sono emerse anche le contrapposizioni tra le due cosche nell’ambito delle quali sarebbe maturato l’omicidio di Salvatore Raso (LEGGI LA NOTIZIA), esponente della locale di San Giorgio, ucciso il 16 settembre 2011 in località Sant’Eusebio del comune di San Giorgio Morgeto.
L’indagine, condotta dai carabinieri della Compagnia di Taurianova coordinati dal procuratore aggiunto Calogero Gaetano Paci e dal pm Gianluca Gelso, è stata avviata dopo l’indagine “Crimine” che, nel 2010, avevano sancito l’esistenza a San Giorgio Morgeto di una locale con a capo Mario Gaetano Agostino, di 75 anni. benché assolto dall’accusa, il materiale acquisito in quel procedimento è stato alla base di una più specifica attività dei carabinieri per individuare i presunti appartenenti alla locale di San Giorgio.
È emersa così l’operatività della cosca Facchineri di Cittanova e della locale di San Giorgio. La prima, secondo l’accusa, fa capo a Giuseppe Facchineri, detto “il professore”, al fratello Vincenzo, a Roberto Raffa, basista in Valle d’Aosta e cognato dei Facchineri, Giuseppe Chemi, Salvatore Facchineri e Giuseppe Facchineri detto “scarpina”.
A capo della seconda ci sarebbe Mario Gaetano Agostino, i nipoti Raffaele e Giuliano Sorbara, i fratelli Michele e Vincenzo Raso, ritenuti punto di riferimento della locale in Valle d’Aosta, i fratelli Vincenzo e Giorgio Raffa, cognati dei Raso, e Tommaso Fazari. Dalle indagini sono emerse anche le “fibrillazione” generatasi nel 2011 tra i due sodalizi, determinati a mantenere il proprio predominio nel territorio di San Giorgio Morgeto, nell’ambito della quale è maturato l’omicidio di Salvatore Raso, ucciso con 10 colpi di fucile caricato a pallettoni, uno dei quali alla nuca.
All’origine dell’agguato, secondo l’accusa, vi erano i contrasti generati dall’estorsione tentata a due imprenditori operanti in Valle d’Aosta, ma originari di San Giorgio Morgeto, promossa da esponenti della cosca facchineri. Per tale tentativo di estorsione sono stati condannati in via definitiva tre degli arrestati di oggi. Un imprenditore si era rivolto ai fratelli Raso chiedendo aiuto per evitare l’estorsione. Il conseguente intervento dei Raso li ha posti in contrasto con Giuseppe Facchineri gettando le premesse, secondo l’accusa, per l’omicidio di Salvatore Raso.
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