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Il tribunale di Palmi

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REGGIO CALABRIA – In esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Palmi, su richiesta della Procura della Repubblica, sono stati sottoposti agli arresti domiciliari la coordinatrice delle cancellerie dell’Ufficio Gip/Gup del Tribunale di Palmi Sandra Matullo e l’avvocato Innocenzo Sapone del Foro di Palmi., marito e moglie.

Le indagini, coordinate dal Procuratore della Repubblica Ottavio Sferlazza e dal sostituto Procuratore Daniele Scarpino hanno fatto emergere «la commissione ad opera dei due coniugi di episodi di rivelazione di segreto d’ufficio in concorso e del reato di favoreggiamento personale».

In sostanza, «dalla lettura congiunta dei tabulati telefonici e delle intercettazioni, i carabinieri della Compagnia di Taurianova, hanno accertato che la funzionaria di cancelleria Sandra Matullo, che in virtù della qualità rivestita aveva la materiale disponibilità dei fascicoli delle intercettazioni, informava illegalmente l’avvocato Sapone dell’attività tecnica di tipo ambientale veicolare in corso a carico di un suo assistito, il quale, esorbitando chiaramente dai limiti del mandato difensivo, informava il proprio cliente. Risultano quindi chiari i danni che la spregiudicata condotta sopra descritta ha determinato alle indagini espletate dagli inquirenti».

Inoltre, «l’attività di intercettazione ha consentito di scoprire che la Matullo, a seguito della convalida dal parte del Gip di Palmi del fermo Iris operato dalla Dda di Reggio Calabria, ha rivelato illegalmente a Sapone, prima ancora che il provvedimento venisse eseguito, che uno dei soggetti attinti della misura precautelare era stato scarcerato e sottoposto agli arresti domiciliari».

Praticamente la procura ha messo in luce come esistesse «una gestione familistica delle cancellerie da parte della Matullo nonché la costante disponibilità della stessa ad assecondare i desiderata del marito e comunque a venire incontro alle esigenze del medesimo. Le scorrette e deprecabili modalità di esercizio da parte degli indagati, rispettivamente, del ministero difensivo e delle funzioni pubbliche, oltre che gravemente lesive dei doveri di lealtà e riservatezza nonché della deontologia professionale, si prestano oggettivamente ad appannare l’immagine della giurisdizione, favorendo non solo illazioni in ordine alla permeabilità del sistema a pressioni e condizionamenti esterni, ma anche possibili millanterie se non addirittura millantati crediti».

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