ll procuratore capo di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri
3 minuti per la letturaREGGIO CALABRIA – Quella venuta alla luce dall’indagine internazionale messa a segno nelle scorse ore (LEGGI LA NOTIZIA) è «una ‘ndrangheta che si muove sullo scacchiere internazionale con la stessa determinazione che ha nei centri d’origine, ordinando partite di cocaina per milioni di euro e offrendo in cambio persino cripto valute».
A sostenerlo è il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri che, nel corso di una conferenza stampa, è tornato sull’operazione coordinata dalla Procura nazionale antimafia e condotta da polizia e Guardia di Finanza che ha consentito di sgominare, con l’arresto di 90 persone, un’organizzazione di trafficanti internazionali di droga. Bombardieri, inoltre, aggiunge che «l’operazione ripropone in maniera inequivocabile la necessità urgente di coprire gli organici di magistratura e forze dell’ordine nel Distretto giudiziario di Reggio Calabria». In particolare, «solo a Reggio Calabria su 48 giudici previsti dall’organico, ne mancano 11. La sezione Gip del Tribunale, poi, lavora con nove giudici su un organico previsto di 14. Un vuoto cui si aggiunge un’insufficienza organica delle forze di polizia giudiziaria nonostante polizia, carabinieri e guardia di finanza, che ringrazio per il lavoro che stanno facendo, abbiano destinato qui i loro migliori quadri investigativi. Lo dico senza polemica alcuna, ma le visite del Ministro dell’Interno a San Luca e del Presidente del Consiglio qualche settimana addietro sono sicuramente il segno di una forte attenzione per la Calabria e per la pericolosità della ‘ndrangheta, cui però devono seguire i provvedimenti necessari per raccogliere alla stessa altezza la sfida criminale di quella che si conferma come la più insidiosa delle mafie del mondo».
«Grazie agli esiti di questa operazione – ha detto il Procuratore aggiunto, Giuseppe Lombardo – abbiamo ricevuto un bagaglio di conoscenze che consentono di capire la nuova struttura della ‘ndrangheta e le sue articolazioni in Italia e all’estero. L’organizzazione criminale calabrese si conferma soggetto unitario, con una forte tendenza ad internazionalizzarsi e a delocalizzare anche le proprie strutture operative all’estero, cui sono affidati margini di autonomia operativa, ma con la testa ben salda a San Luca e Platì. Tutto ciò per rendere più veloci le decisioni, soprattutto per gli emissari che operano oltre confine, ma mantenendo nei rapporti con altre articolazioni di criminalità organizzata una sua granitica univocità e garantendo il regolare pagamento degli stupefacenti, che è il ‘brand reputation’ criminale delle cosche calabresi. In alcune intercettazioni si sentono alcuni degli arrestati affermare di conoscere le lingue straniere, il portoghese, lo spagnolo, l’inglese, strumenti utili per interloquire in maniera più chiara e definire i patti criminali che si sottoscrivono». In particolare, «la sua pervasività è ormai chiara in Paesi come la Germania, il Belgio e l’Olanda, dove gli emissari del crimine calabrese si muovono con assoluta conoscenza dei luoghi, tant’è che in qualche caso ci è stato difficile individuare gli spostamenti di alcuni indagati, in perenne movimento tra i tre Stati. Tutto ciò ha comportato una lenta ma progressiva infiltrazione delle ‘ndrine calabresi nel tessuto economico, ed in particolare nella ristorazione e nei servizi, tale da destare allarme per la capacità di inquinare il mercato e a piegarlo alle proprie esigenze».
Dal canto suo il dirigente della Squadra mobile di Reggio Calabria, Francesco Rattà ha precisato come «la ‘ndrangheta si espande ormai a forte velocità in nord Europa e in altri continenti ed anche in questa inchiesta gli indagati sono appartenenti ai ceppi storici della ndrangheta di San Luca, come i Pelle-Vottari. Rappresentano la continuità di un’organizzazione criminale in grado di sostituire gli arrestati e mantenere alta la capacità di delinquere, senza tagliare mai quel radicato sentimento che li lega a San Luca, a Platì o a Natile di Careri, facendo convivere aspetti ancestrali e modernità».
Secondo il colonnello Michele Di Nunno, comandante regionale del Gruppo operativo antidroga (Goa) della Guardia di Finanza, «la ndrangheta ha ormai capacità di riciclare i capitali provento da attività illegali ed estendere il proprio dominio in diversi settori dell’economia. E’ in grado, inoltre, di confrontarsi con qualunque altra forma di crimine organizzato. Ed è ben nota la sua liquidità e la sua puntualità nel corrispondere quanto dovuto ai broker e ai produttori internazionali di stupefacenti».
REGGIO CALABRIA, 6 DIC – (ANSA).
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