Uno degli arrestati davanti la Questura di Reggio Calabria
7 minuti per la letturaREGGIO CALABRIA – La cocaina smistata direttamente dal sud America nei porti di Anversa e Rotterdam; il fiume di denaro proveniente dalla vendita di droga riciclato in società pulite alle quali erano intestate pizzerie e gelaterie in diversi paesi del nord Europa; i boss che si incontrano nelle salette riservate dei ristoranti di loro proprietà in Germania.
I novanta arresti scattati all’alba tra Italia, Belgio, Olanda, Germania e Colombia sono la conferma che la ‘Ndrangheta non è più soltanto la più potente organizzazione criminale italiana, in grado di trattare direttamente con i narcos sudamericani e messicani.
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E’ una struttura sempre più internazionale che “delocalizza” i propri interessi nei paesi più ricchi e “appetibili”, senza perdere le proprie origini. L’indagine che ha portato a confermare quel che i magistrati italiani teorizzano da tempo nasce da due diversi filoni d’inchiesta: uno sviluppato dall’Olanda e riguardante alcune pizzerie riconducibili a personaggi legati alle cosche e uno portato avanti dalla Dda di Reggio Calabria con Polizia e Guardia di Finanza sui Pelle-Vottari, la storica famiglia di San Luca coinvolta nella faida tra i Nirta e gli Strangio che portò alla strage di Ferragosto 2007 a Duisburg, in Germania.
E proprio il coinvolgimento di diversi paesi ha fatto sì che, per la prima volta, tutte le fasi dell’inchiesta fossero seguite da una “Squadra investigativa comune” composta da magistrati e forze di polizia italiane, tedesche e olandesi.
«Una straordinaria novità – l’ha definita il Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho – con le polizie che hanno lavorato come una unica squadra con scambio di informazioni e intelligence». Anche perché, ha sottolineato il capo dello Sco Alessandro Giuliano, «questo è oggi l’unico modo per contrastare la più potente organizzazione mafiosa transnazionale». Quanto pericolosa sia diventata la ‘Ndrangheta, gli inquirenti lo rilevano da una circostanza, anche questa una novità: le cosche hanno proposto ai fornitori brasiliani di pagare la cocaina in bit coin. Un pagamento che alla fine non è andato in porto, dice il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, «probabilmente per l’incapacità dei brasiliani: abbiamo le prove che la ‘Ndrangheta si è portata avanti, lei era pronta, altri no». Una delle figure centrali emerse nell’indagine è Giovanni Giorgi, un calabrese di 52 anni di Bovalino che, prima in Germania e poi in Olanda, era diventato il punto di riferimento dei Pelle-Vottari e dei Romeo di San Luca ma anche dei Cua-Ietto di Natile di Careri e degli Ursini di Gioiosa Jonica: tramite lui le cosche reinvestivano i capitali illeciti in decine di locali nel nord Europa.
Solo in Germania sono stati perquisiti 65 locali soprattutto nei Laender Nord Reno-Vestfalia e Baviera, ma anche a Berlino, e confiscati beni per 5 milioni. Ed è in alcuni di questi ristoranti e negozi che si riunivano i boss per decidere le strategie operative e per stoccare la cocaina (l’indagine ha documentato l’acquisto di almeno due tonnellate di droga, di cui 500 kg sequestrati) in arrivo direttamente dal sud America nei porti di Rotterdam e Anversa. Droga che poi, tramite gruppi criminali turchi di turchi e albanesi, veniva trasportata in giro per l’Europa nascosta in auto dotate di doppifondi «impermeabili» ai normali controlli di polizia. La Ndrangheta, dice ancora Lombardo, «non opera all’estero per necessità: si sta stratificando e stabilizzando in quei paesi nella misura in cui l’estero diventa più appetibile per i suoi affari». Senza mai dimenticare la ‘casa madrè.
Le dichiarazioni di De Raho
Il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, ha affermato: «Anche i cartelli colombiani e messicani vedono nella ‘ndrangheta un protagonista al loro stesso livello. La ‘ndrangheta interviene attraverso commercialisti, avvocati e professionisti stimati negli ambienti in cui operano non solo in Italia ma anche all’estero».
De Raho ha sottolineato che nel corso delle indagini, «Olanda e Germania hanno dato una grandissima collaborazione. Sono apparse coinvolte in modo molto pregnante per quanto concerne la presenza e l’operatività degli uomini di ‘ndrangheta in quei Paesi, dove erano stati aperti locali di ristorazione in cui avvenivano riunioni di ‘ndrangheta».
Dalle investigazioni è stato evidenziato come «determinati uomini di ‘ndrangheta, Pelle, Giorgi, Vottari ed altri, fossero proiettati – ha aggiunto – su diversi territori inizialmente dell’Olanda in maniera più pregnante e, successivamente, in Germania. La squadra investigativa comune ha consentito ai procuratori in Germania e Olanda di iniziare a sviluppare delle indagini su quei soggetti che si muovevano in quei Paesi. Sono state sviluppate indagini molto complesse, con intercettazioni, servizi di osservazione e di pedinamento. Ciò che veniva intercettato negli altri Paesi veniva conosciuto a Reggio Calabria e viceversa: era come se ci fosse un unico organismo di polizia giudiziaria e di giustizia».
I particolari dell’inchiesta
Gli inquirenti hanno evidenziato che si tratta di un gruppo criminale di stampo ‘ndranghetista, dedito al traffico internazionale di stupefacenti, al riciclaggio e reinvestimento di rilevati capitali finanziari, operante in Italia e nel Nord Europa da dove gestiva l’intero traffico. L’operazione “European ‘ndrangheta connection” condotta a livello internazionale da varie forze di polizia tra l’Italia, il nord Europa e il Sudamerica ha permesso di individuare un gruppo all’interno del quale una delle figure di spicco era Giovanni Giorgi, di 52 anni, di Bovalino, indicato come il principale punto di riferimento delle cosche di San Luca, i Pelle-Vottari e Romeo, ma anche di Natile di Careri (Cua-Ietto) e di Gioiosa Jonica (tramite gli Ursini), che tramite lui riuscivano a reinvestire capitali illeciti in attività commerciali nel settore della ristorazione in Nord Europa. Prima in Olanda e poi in Germania, Giorgi avrebbe quindi svolto la funzione di collettore per l’investimento di denaro provento da affari criminali anche per conto di diverse cosche dell’area ionica reggina che, in tal modo, diventavano soci occulti delle attività commerciali a lui riconducibili, tra le quali il ristorante “La Piazza 3” e l’adiacente gelateria “Cafè La Piazza” di Brüggen (Germania).
Locali che, secondo le indagini, costituivano la sede di supporto logistico ai traffici di cocaina proveniente dall’America Latina e che veniva poi stoccata tra Olanda, Belgio, Germania e distribuita tra l’altro in diverse regioni italiane. L’organizzazione poteva contare su basi logistiche dislocate in più Regioni d’Italia ma anche, e soprattutto, nei Paesi Bassi e in Germania. Erano gli esponenti delle cosche Pelle-Vottari (le stesse coinvolte nella faida di San Luca culminata con la strage di Ferragosto a Duisburg), Romeo alias «Stacchi» e Giorgi “Ciceri» di San Luca. Molti di loro, stabilmente residenti in Nord Europa da anni, coordinavano grosse importazioni di cocaina dall’America Latina senza mai allentare i rapporti con l’originaria Calabria.
Tra i personaggi di vertice spiccano nomi «blasonati» nel narcotraffico quali i fratelli Giuseppe e Francesco Marando, originari di Locri; Josè Manuel Mammoliti; Giovanni Giorgi (55); Antonio Costadura, alias “U Tignusu”; Domenico Romeo alias “Corleone”; Francesco Luca Romeo; Sebastiano Romeo e Domenico Strangio. Secondo gli investigatori italiani di Polizia e Guardia di finanza, erano loro gli incaricati di pianificare le importazioni ed il successivo smistamento della droga in Italia. E per far ciò, operando in un’ottica prettamente aziendale, avevano spostato i loro interessi in Nord Europa ritenuta una zona più agevole ed economicamente vantaggiosa per procurarsi ingenti quantitativi di cocaina in arrivo direttamente dai Paesi produttori sudamericani, principalmente, nei porti di Anversa e Rottherdam.
Lo stupefacente veniva poi trasportato su autovetture dotate di complicati doppifondi che le rendevano praticamente “impermeabili» ai normali controlli su strada da parte delle forze di polizia. Il compito di trasformare le auto era affidato ad un gruppo di pregiudicati turchi da anni trapiantati in Germania dove gestivano un autonoleggio.
LA SODDISFAZIONE DEL MINISTRO SALVINI
Si è affidato ancora una volta a Twitter il ministro dell’Interno Matteo Salvini per commentare la maxi operazione contro la ‘ndrangheta messa a segno a livello mondiale: «Ndrangheta, maxi-operazione con 90 arresti tra Italia, Olanda, Germania e Sudamerica. Grazie e onore alle Forze dell’Ordine e agli investigatori, sempre in prima linea nella lotta alla mafie». Ai complimenti, però, il ministro aggiunge un post scriptum in continuazione con la polemica esplosa ieri in occasione dell’operazione della Procura di Torino contro la mafia nigeriana: «Ps: Spero che nessuno si offenda e mi attacchi per questi complimenti…».
‘Ndrangheta, maxi-operazione con 90 arresti tra Italia, Olanda, Germania e Sudamerica.
Grazie e onore alle Forze dell’Ordine e agli investigatori, sempre in prima linea nella lotta alle mafie.
P.s. Spero che nessuno si offenda e mi attacchi per questi complimenti… pic.twitter.com/xzhGDMBhjf— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) December 5, 2018
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