Mimmo Lucano agli arresti domiciliari
4 minuti per la letturaRIACE (REGGIO CALABRIA) – Il Tribunale del riesame di Reggio Calabria discuterà domani i ricorsi presentati dalla difesa (LEGGI LA NOTIZIA) e dalla Procura di Locri relativi al sindaco di Riace Domenico Lucano, ai domiciliari dal 2 ottobre scorso.
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I difensori di Lucano, gli avvocati Antonio Mazzone e Andrea Daqua, chiedono la rimessione in libertà del loro assistito che dopo l’arresto è stato sospeso dalla carica dal prefetto di Reggio Calabria. Il giudice per le indagini preliminari di Locri aveva motivato l’arresto con il pericolo di reiterazione del reato essendo Lucano in carica. La Procura, guidata da Luigi D’Alessio, invece, chiede di valutare le contestazioni mosse a Lucano che non sono state accolte dal Gip tra cui associazione a delinquere, concussione, truffa aggravata, abuso e malversazione.
Il gip ha contestato solo il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e l’illecito affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti. La Procura ha chiesto anche di rivalutare la posizione di altre 14 persone per le quali aveva chiesto, senza ottenerli, i domiciliari.
Rispetto ai trasferimenti dei migranti il ministero ha precisato che si muoveranno solo su base volontaria. «È questo il meccanismo che scatta quando un progetto Sprar deve chiudere, perché finisce oppure perché viene revocato dal Viminale. E quanto specificano fonti del Ministero dell’Interno. Quando accade ora – spiegano dal Viminale – è che i migranti hanno due opzioni: restare dove sono (e non beneficiare più del sistema di accoglienza), oppure possono andare in altri progetti Sprar nelle vicinanze, naturalmente sulla base delle disponibilità. La proposta di nuova destinazione viene formalizzata dagli operatori del progetto. Ciò non toglie che gli enti territoriali come Comune o Regione possono avviare altri interventi di assistenza».
Per quanto riguarda, invece, il Comune di Riace ha 60 giorni di tempo per fornire la documentazione finanziaria sui migranti che beneficiavano dell’ accoglienza, sia che queste persone decidano di essere trasferite sia che restino nel comune calabrese.
Da parte sua il ministro dell’interno Matteo Salvini ha dichiarato ai giornalisti: «Osservo quanto accade attorno a Riace: il sindaco è ai domiciliari e invita i giornalisti a casa come se nulla fosse, Magistratura Democratica accusa chi ha messo in dubbio il sistema di accoglienza (e quindi anche il pm), da sinistra attaccano l’inchiesta ma le verifiche del Viminale partirono col governo del Pd. E nessuno richiama il rispetto delle regole o difende il pubblico ministero, nemmeno l’Anm! Si mettano tutti il cuore in pace: con me l’immigrazione di massa non sarà più un affare, la pacchia è finita»
Nel frattempo, in relazione alla decisione del ministero dell’Interno di revocare i fondi per l’accoglienza al Comune di Riace ad intervenire è il prefetto Mario Morcone, presidente del Consiglio italiano per i rifugiati, ed ex direttore del Dipartimento che si occupava dei richiedenti asilo e poi capo di gabinetto del ministro Marco Minniti, che ha chiarito che il ministero a trazione Pd ha «sempre creduto nel progetto Riace e per questo sono convinto che non debba scomparire. Se ci sono responsabilità dei singoli è giusto che vengano accertate e perseguite, ma quel modello funziona e distruggerlo sarebbe un errore grave».
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DELL’ACCOGLIENZA DOMENICO (MIMMO) LUCANO
Mortone lo ha dichiarato nell’ambito di un’intervista al Corriere della Sera, spiegando come durante il suo mandato ha «trattato» con il sindaco Domenico Lucano la messa in regola rispetto alle «criticità» che erano stato trovate nella gestione degli stranieri richiedenti asilo. Alla domanda se sia vero, come dice il ministro Matteo Salvini, che sia stato il gabinetto a denunciarlo, Morcone risponde: «È vero che un paio di anni fa l’Anci, l’associazione dei Comuni da cui dipendono i progetti Sprar, aveva rilevato che molte cose non andavano nella gestione da parte di Lucano».
Questo perché, «Lucano – spiega – faceva entrare nel sistema di accoglienza chi sceglieva lui, non ascoltava le indicazioni, commetteva errori nelle rendicontazioni. I fondi li mette a disposizione il ministero dell’Interno, se le cose non funzionano la segnalazione è obbligatoria. Abbiamo ricevuto l’esito dei controlli ed è stata attivata la prefettura di Reggio Calabria che ha avviato una nuova ispezione. Per noi era un’attività di routine sui rilievi amministrativi». «L’esito delle verifiche compiute della prefettura – continua – adombrava anche un rilievo penale e per questo si è deciso di mandare la relazione finale alla Procura». In quel periodo Morcone ha incontrato più volte Lucano. «Certamente – dice – ci siamo visti almeno dieci volte. Forse anche di più. Lo avevo sollecitato a mettersi in regola, gli avevo spiegato che cosa non andava. Lui era ostinato, convinto che l’Anci ce l’avesse con lui. Diceva che c’erano motivi politici dietro la scelta di compiere le ispezioni, ma non era così».
«Mimmo – aggiunge – era in una sorta di delirio dovuto alla sovraesposizione e giocava una partita seguendo le sue regole. Posso però testimoniare che lo faceva a fin di bene. Nessuno ha mai pensato che potesse appropriarsi di quelle somme o avesse un tornaconto personale». «Lo aiutavamo – fa sapere – ad ottenere lo sblocco delle somme di cui aveva diritto perché sapevamo che servivano a garantire l’accoglienza agli stranieri che erano richiedenti asilo».
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