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REGGIO CALABRIA – Una donna, Amelia Alati, di 75 anni, è stata arrestata e posta ai domiciliari ed altre due sono state raggiunte dall’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Reggio Calabria su una truffa ai danni dell’Inps e dell’Arcea per indennità ottenute per false prestazioni lavorative.
Allo stesso tempo, i carabinieri della Compagnia di Melito Porto Salvo hanno eseguito un sequestro beni nei confronti di 22 persone indagate nell’inchiesta.
Le indagini, condotte dai carabinieri di Saline di Montebello Jonico e coordinate dal procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e dirette dal pubblico ministero Giovanni Gullo, hanno ricostruito i dati relativi alle campagne agricole comprese tra gli anni 2010 e 2015, verificando, secondo l’accusa, l’esistenza di un consolidato sistema truffaldino consistente in attestazioni di false prestazioni lavorative finalizzate a far elargire agli Enti pubblici preposti, indennità previdenziali ed assistenziali non dovute, con danno a carico dell’Inps e dell’Arcea, per oltre 200 mila euro.
Alati è stata arrestata in qualità di falsa datrice di lavoro titolare dell’azienda agricola, mentre sono indagati 21 falsi braccianti, alcuni dei quali risultavano essere stati assunti nonostante non avessero mai prestato alcuna reale attività in favore dell’azienda. Altri, invece, per come accertato dalle indagini, sarebbero stati impegnati in periodi non sufficienti a far maturare i benefici.
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