X
<
>

Share
2 minuti per la lettura

REGGIO CALABRIA – Si è svolta alle prime ore di questa mattina un’operazione, denominata Operazione Monopoli, dell’Arma dei carabinieri, che ha impiegato oltre 100 uomini del Comando provinciale di Reggio Calabria per dare esecuzione ad un provvedimento di fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia reggina. Destinatari sono noti imprenditori di Reggio Calabria ritenuti affiliati alle cosche di ‘ndrangheta cittadine e accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni e autoriciclaggio. Gli imprenditori coinvolti nell’operazione, secondo quanto riferiscono i carabinieri, avrebbero contato sull’appoggio delle più pericolose cosche cittadine per accumulare enormi profitti illeciti, riciclati poi in fiorenti attività commerciali. 

Nell’ambito dell’operazione la Dda reggina ha fatto luce, riferisce l’Arma, «su un reticolato di cointeressenze criminali coltivate da spregiudicati imprenditori edili e immobiliari».

In particolare, sono 4 le persone destinatarie del provvedimento di fermo emesso dalla Dda. In corso anche il sequestro di numerose aziende, centinaia di appartamenti e decine di terreni edificabili nel capoluogo, per un valore complessivo di oltre 50 milioni di euro.

I dettagli dell’operazione dei carabinieri saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa nella sede del Comando provinciale di Reggio Calabria dell’Arma. All’incontro, insieme ai vertici dell’Arma reggina, parteciperà il Procuratore della Repubblica vicario di Reggio, Calogero Gaetano Paci.

I quattro imprenditori fermati dai carabinieri in esecuzione del provvedimento emesso dalla Dda di Reggio Calabria sono Michele e Giuseppe Surace, di 61 e 34 anni, padre e figlio; Carmelo Ficara (62) ed Andrea Francesco Giordano (67).

L’indagine che ha portato ai fermi «conforta – secondo quanto riferisce un comunicato della Dda reggina – il dato storico, oramai pacificamente acquisito, della commistione di interessi tra mafia ed imprenditoria, che sovente si alimentano e rafforzano vicendevolmente, in un connubio di formidabile capacità intrusiva nel tessuto sociale ed economico. L’attività investigativa dei carabinieri é stata avviata sulla base delle concordanti dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia ha portato alla luce esempi di imprese ‘mafiosè che hanno imposto al territorio un monopolio di fatto, inquinando il libero mercato ed impedendo agli imprenditori sprovvisti di sponsor mafiosi di competere in condizioni di parità».

In particolare, riferisce ancora la Dda, «gli approfondimenti investigativi svolti dai carabinieri hanno permesso di ripercorrere le fortune del duo imprenditoriale Surace-Giordano che hanno preso il via dall’edilizia residenziale, verso la fine degli anni ’90, con la realizzazione del complesso residenziale ‘Mary Park’ che ospiterà l’unica sala bingo di Reggio Calabria e numerose villette a schiera. Nello stesso complesso, inoltre, era stata riservata la disponibilità di un appartamento a Giuseppe Tegano, fratello del boss Giovanni».

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE