Agenti della Dia durante l'operazione Alchimia
6 minuti per la letturaMaxi operazione in tutta Italia contro il clan di ‘ndrangheta Raso-Gullace-Albanese e Parrello-Gagliostro che avrebbe messo le mani sugli appalti per il Terzo Valico, nell’inchiesta coinvolti anche politici e funzionari dello Stato
ROMA – Maxi operazione in tutta Italia contro il clan di ‘ndrangheta Raso-Gullace-Albanese e Parrello-Gagliostro. Mentre a Cosenza i carabinieri danno esecuzione ad un’altra operazione contro il clan Muto (LEGGI LA NOTIZIA) la Polizia e la Direzione investigativa antimafia hanno eseguito una serie di arresti in Calabria, Lazio, Liguria, Piemonte e in altre regioni del Nord Italia nei confronti di presunti appartenenti alla ‘ndrangheta nell’ambito dell’operazione denominata “Alchemia”.
Disposte anche decine di perquisizioni e sequestri di beni. Le indagini, dirette dalla Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, sono state divise in due filoni: uno, con il coordinamento del Servizio centrale operativo (Sco), è stato condotto dalle squadre mobili di Reggio Calabria, Genova e Savona; l’altro dal centro Dia di Genova, con la collaborazione degli uffici di Reggio Calabria e Roma. Le accuse nei confronti degli indagati sono, a vario titolo, associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione, intestazione fittizia di beni e società. Gli investigatori stanno anche eseguendo un sequestro preventivo di beni mobili, immobili, depositi bancari e di numerose società riconducibili agli indagati per un valore di circa 40 milioni.
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Nel corso delle indagini sono stati accertati stabili collegamenti con le famiglie di origine da parte di esponenti dell’organizzazione mafiosa in Liguria, attivi in settori strategici imprenditoriali quali l’edilizia ed il movimento terra anche attraverso l’acquisizione di sub-appalti per la realizzazione dell’infrastruttura ferroviaria del “Terzo Valico”. Sono emersi, continua la nota, contatti con politici locali, regionali e nazionali, nonché con funzionari dell’Agenzia delle Entrate e della Commissione Provinciale Tributaria di Reggio Calabria, volti a condizionare il loro operato con reciproco vantaggio.
Il coinvolgimento di politici e funzionari dello Stato
Politici e funzionari dell’agenzia delle Entrate erano in contatto con alcuni dei soggetti coinvolti nelle indagini di Polizia e Dia sulle cosche della ‘ndrangheta operanti nel Nord Italia. Secondo quanto accertato dalle indagini, alcuni degli arrestati erano in contatto con «politici locali, regionali e nazionali di Reggio Calabria» e con «funzionari dell’Agenzia delle Entrate e della Commissione Tributaria» sempre della provincia di Reggio. La Dda di Reggio Calabria, nell’ambito dell’inchiesta condotta da Polizia e Dia, aveva chiesto l’arresto del deputato Giuseppe Galati di Alleanza Liberalpopolare-Autonomie per corruzione aggravata dalle modalità mafiose, ma il giudice per le indagini preliminari non l’ha accolta perché non ha ritenuto sussistesse un quadro indiziario grave. Richiesta d’arresto anche per il sen. Antonio Caridi, di Fi. Il gip ha ritenuto in questo caso che le accuse fossero assorbite dall’ordinanza emessa nell’operazione “Mammasantissima” (LEGGI LA NOTIZIA).
Al parlamentare Galati «viene contestata una vicenda relativa a un terreno per agevolare la composizione di alcune tematiche che riguardavano la sospensione dei lavori in un’area vincolata di Roma», fa sapere la procura di Reggio Calabria. Lo stesso Galati ha affidato ad una nota il commento per l’operazione: «Ho sempre avuto la massima fiducia nella giustizia e sono convinto dunque che presto verrà fatta chiarezza e sarà dimostrata la mia totale estraneità a questa vicenda».
Tra gli indagati figura anche il vice presidente del Consiglio regionale della Calabria Francesco D’Agostino (eletto nel 2014 con la lista “Oliverio presidente”). Nei confronti di D’Agostino viene ipotizzato il reato di intestazione fittizia di beni, aggravata dall’avere agevolato la ‘ndrangheta. D’Agostino, che stamani ha avuto perquisiti casa e ufficio, non sarebbe indagato, secondo quanto si è appreso, in qualità di politico ma risulta soggetto interessante poiché “coinvolto nel contesto delle relazioni instaurate da Jimmy Giovinazzo”, come rilevato dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria Gaetano Paci. Giovinazzo, secondo quanto emerso dalle indagini, è un personaggio “abile e spregiudicato” che utilizzava le sue conoscenze per propria utilità e convenienza.
La Procura distrettuale aveva chiesto l’arresto di D’Agostino ma il gip l’ha negato. Secondo l’accusa, D’Agostino, titolare della ditta Stocco e Stocco, attiva nel settore della vendita all’ingrosso di gelati, prodotti ittici ed altri alimenti, lo sarebbe stato solo formalmente dal momento che, sempre secondo la Dda, i reali proprietari erano Girolamo «Jimmy» Giovinazzo, Francesco Gullace e lo zio Girolamo Raso, boss dell’omonima cosca deceduto negli anni scorsi.
Un altro personaggio colpito dall’inchiesta è Giuseppe Iero, facente parte dell’entourage amministrativo regionale. Anche lui si pone a pieno titolo «tra quella parte di relazioni di cui la famiglia si è avvalsa per realizzare i propri progetti ogni qualvolta occorresse far capo a questi soggetti».
Caridi presentò Galati
Secondo l’indagine, il senatore Antonio Caridi si sarebbe speso con la cosca Raso-Albanese-Gullace per un incontro con il deputato Giuseppe Galati che per due volte si sarebbe incontrato con gli emissari della cosca che gli avevano chiesto aiuto per rendere fabbricabile un’area urbana di Roma, senza ottenere il favore richiesto, proponendogli persino la cessione di una parte di quell’area. A riferirlo sono stati inquirenti ed investigatori incontrando i giornalisti.
Il procuratore De Raho: «La ‘ndrangheta non trascura nulla che produca ricchezza»
«Quella di oggi è un’operazione particolarmente importante perché colpisce le cosche Raso-Gullace-Albanese e Parrello-Gagliostro attive, rispettivamente, a Cittanova e Palmi ma con significative proiezioni in Liguria dove hanno esponenti stabilmente operativi, ed in Lombardia». Per il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho i clan «si infiltrano nell’economia con società fittizie riconducibili alle cosche. Abbiamo trovato persino una società che si occupa di illuminazione e lampade a led. Le cosche sono sempre più evolute verso forme organizzate e differenziate di economia. Non tralasciano alcuna attività che possa produrre ricchezza».
L’affiliazione al clan per i figli diventati maggiorenni
L’indagine Alchemia ha anche accertato la rituale affiliazione di figli di ‘ndranghetisti al momento del raggiungimento della maggiore età da parte degli affiliati alla cosca di Cittanova “Raso-Gullace-Albanese” operanti in Liguria. L’inchiesta ha anche documentato la partecipazione a diversi summit mafiosi da parte degli indagati, sancendo così, secondo gli inquirenti, la loro intraneità all’organizzazione criminale di matrice calabrese e confermando il loro profilo di pericolosità e di solido collegamento con la “casa madre”. Per gli inquirenti, l’indagine ha evidenziato ancora una volta il ruolo rilevante della Liguria nelle dinamiche e negli interessi della ‘ndrangheta nel nord Italia.
Gli interessi nelle Poste di Reggio
Imprese intestate a prestanome ma riconducibili a affiliati alle cosche Raso-Gullace-Albanese» e Parrello-Gagliostro, grazie a compiacenti imprenditori e manager genovesi e romani, avevano acquisito, tra gli altri, il sub-appalto per i servizi di igiene civile e industriale di Poste Italiane e Alleanza Assicurazioni in provincia di Reggio Calabria. Le società riconducibili alla ‘ndrangheta, secondo l’accusa, sono attive prevalentemente nel settore dei servizi di igiene ambientale con sedi in Lombardia, Emilia Romagna e Calabria. Gli investigatori hanno definito poi «interessante» la tendenza della ‘ndrangheta ad investire i propri capitali illeciti nel settore della produzione e commercializzazione di lampade a led. Dalle indagini di Polizia e Dia sarebbero emersi anche consistenti investimenti all’estero nel settore immobiliare mediante una serie di operazioni realizzate in costa Azzurra, nelle Canarie ed in Brasile, attraverso il riciclaggio di capitali di provenienza illecita e la contestuale acquisizione di disponibilità finanziarie in quei Paesi grazie a rapporti instaurati con fiduciari locali.
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