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L’antimafia di Reggio Calabria ha eseguito un provvedimento di sequestro beni a carico del boss di Platì Rosario Barbaro per un valore da ben 6 milioni di euro
PLATÍ – Sigilli all’impero dell’84enne Rosario Barbaro, detto “Rosi da massara”, ritenuto il capostipite dell’omonima cosca di Platì. La Direzione Investigativa Antimafia, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, diretta dal Procuratore facente funzioni, Giuseppe Lombardo, ha dato esecuzione ad un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, che dispone l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro di beni, per un valore complessivo stimato in circa 6 milioni di euro, riconducibili all’anziano boss.
Rosi Barbaro sarebbe il titolare di fatto di quasi 60 fabbricati, terreni ed importanti attività commerciali, come il ristorante “Il Parco d’Aspromonte” di Platì e il Circolo “Poker d’assi”, attività che ha sostituito “Il nuovo platano”, società cessata nel 2022. Per questo, Procura reggina e Dia, hanno proposto congiuntamente il sequestro del patrimonio mobiliare e immobiliare. I giudici della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale reggino hanno deciso di porre sotto sequestro cinque società comprensive dell’intero patrimonio aziendale, di cui tre ditte individuali operanti nel settore agricolo, un circolo privato e un’attività di ristorazione. Tra i beni sequestrati figurano anche quattordici immobili e quaranta appezzamenti di terreno nella provincia di Reggio Calabria, nonché le disponibilità finanziarie. Si tratta in prevalenza di immobili di rilevante valore anche per la dimensione degli stessi.
SEQUESTRO BENI AL BOSS BARBARO, SIGILLI ANCHE AL RISTORANTE DEI MATRIMONI TRA ESPONENTI DEI CLAN
Tra questi risulta un’attività di ristorazione, già nota alla cronaca giornalistica per essere stata individuata quale luogo nel quale sono stati celebrati matrimoni di significativo interesse criminale tra appartenenti ad importanti e storiche famiglie di ‘ndrangheta, in occasione dei quali, in passato, sono state conferite le nomine alle più alte cariche dell’organizzazione criminale in senso unitario. Il provvedimento scaturisce da accertamenti economico-patrimoniali nei confronti di Rosario Barbaro, il quale riveste un ruolo apicale all’interno dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta di Platì, la cui attività si estende su tutto il territorio nazionale e all’estero. Secondo tali accertamenti, condotti dagli investigatori del Centro operativo Dia di Reggio Calabria guidati dal colonnello Mario Intelisano, il soggetto colpito dal sequestro patrimoniale, a partire dall’anno 1961, avrebbe acquisito direttamente e indirettamente detti beni, il cui valore sarebbe risultato sproporzionato rispetto alla capacità reddituale manifestata.
IL RUOLO CRESCENTE DI BARBARO NELLA STRUTTURA DELLA ‘NDRANGHETA
Lo stesso soggetto, infatti, secondo quanto evidenziato nel provvedimento di sequestro, risulta destinatario di un decreto del Questore di Reggio Calabria del tempo, di appartenenza alla ‘ndrangheta. Nell’ultimo mezzo secolo, secondo gli investigatori, Barbaro avrebbe rivestito un ruolo sempre più crescente all’interno dell’associazione mafiosa di stampo ‘ndranghetistico, arrivando a rappresentare il vertice del clan. Il suo nome è presente in tutte le operazioni di polizia giudiziaria contro la ‘ndrangheta reggina, dall’inchiesta “Reale”, a “Marine”, “Mandamento Jonico”, fino a “Saggezza”.
E anche nelle carte di tali operazioni c’è il riferimento al possesso di alcuni beni, posti ora sotto sequestro, nonché il ruolo di Rosario Barbaro, l’84enne di Platì, nella gestione delle attività criminali in seno alle consorterie di ‘ndrangheta, punto di riferimento per il mantenimento dei sempre precari equilibri all’interno della ‘ndrangheta calabrese e nelle sue diramazioni in Canada, Australia e nel resto d’Europa. Per il prossimo 18 dicembre i giudici del Tribunale di Reggio Calabria hanno fissato la trattazione, in camera di consiglio, del merito della proposta.
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