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Si chiude con dieci condanne e cinque assoluzioni il processo di primo grado scaturito dall’operazione Epicentro contro i clan storici di Reggio Calabria


REGGIO CALABRIA – Nessuna sbavatura nella tenuta dell’accusa a carico dei presunti capimafia e fiancheggiatori degli storici casati di ’ndrangheta della città (dai De Stefano-Tegano-Molinetti e Condello di Archi, ai Barreca di Pellaro e Bocale, ai Libri di Cannavò, passando per i Ficara-Latella di Ravagnese e gli Zito-Rugolino di Catona) che al processo “Epicentro”, con rito ordinario, svoltosi davanti al Tribunale di Reggio Calabria ha fatto registrare per i 15 imputati alla sbarra 10 condanne e 5 assoluzioni (Maria Carlo, Antonio Esposito, Francesco Vazzana, Timothy Rizzo e Maria Stivilla) disposte dal Tribunale collegiale di Reggio Calabria (presidente Silvia Capone).

Condannati invece per reati che variano dall’associazione mafiosa, alle estorsioni ai danneggiamenti (accuse sostenute dal procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, dall’aggiunto Walter Ignazitto e dal sostituto procuratore antimafia Nicola De Caria) Domenico Bruno 14 anni, Roberto Smeriglio 3 anni, Alessio Smeriglio 2 anni (con condizionale), Salvatore Laganà 15 anni, Giuseppe Condello 2 anni, Salvatore Giuseppe Molinetti 19 anni, Alfonso Molinetti 14 anni, Giovanni Domenico Rugolino 30 anni (con continuato), Alessio D’Agostino 3 anni e 4 mesi, Francesco Minniti 12 anni.

CONDANNE ED ASSOLUZIONI PER L’OPERAZIONE EPICENTRO, LA RIUNIONE DELLE INCHIESTE

“Epicentro” nasce infatti dalla riunificazione di tre indagini parallele: “Malefix” che ha colpito le nuove generazioni della ‘ndrangheta di Archi (inchiesta che prende il nome dal soprannome del figlio del boss don Paolino De Stefano, figura di spicco della ’ndrangheta calabrese e trapiantata a Milano, Giorgio De Stefano, compagno di Silvia Provvedi, che finisce sotto i riflettori dopo l’inizio della sua storia d’amore con la cantante del duo modenese delle “Donatella”); il blitz “Nuovo Corso” che svelò la pressione estorsiva anche nel centro storico a carico di costruttori ed imprenditori proprio nei confronti degli esercenti della principale arteria del commercio cittadina (il corso Garibaldi); e l’operazione “Metameria” contro le cosche di Pellaro e Bocale.

L’altro troncone di Epicentro. Già definito in secondo grado il troncone di Epicentro con gli imputati che avevano scelto il rito abbreviato e cioè la maggioranza dei presunti capimafia, fiancheggiatori e contigui coinvolti nell’inchiesta.
La Corte d’Appello (presidente Alfredo Sicuro, giudici consiglieri Giuseppe Perri e Cristina Foti) aveva inflitto 44 condanne e undici assoluzioni, rispetto alle cinque del processo di primo grado.

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