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Uno dei nuovi indagati dell’inchiesta “Ducale” di Reggio Calabria è don Antonio Foderaro, sacerdote accusato di scambio elettorale politico-mafioso.


REGGIO CALABRIA – Un nuovo capitolo si apre nell’inchiesta “Ducale” che ha scosso la città dello Stretto, svelando presunti intrecci tra politica e ‘ndrangheta. Tra gli indagati, infatti, dopo il sindaco reggino Giuseppe Falcomatà, figura anche don Antonio Foderaro, 61 anni, un nome inaspettato nel panorama delle indagini. Il sacerdote, incaricato diocesano per l’informatica e direttore dell’Istituto superiore di Scienze religiose, è accusato di scambio elettorale politico-mafioso. Le indagini, coordinate dalla DDA di Reggio Calabria, hanno portato alla luce una fitta rete di relazioni tra la cosca Araniti di Sambatello e diversi esponenti politici, tra cui il sindaco Giuseppe Falcomatà.

Nominato “decano della Pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale” di Napoli, il prelato reggino è indagato per scambio elettorale politico-mafioso per suoi rapporti con l’indagato Daniel Barillà, finito prima ai domiciliari e poi all’obbligo di firma.
Agli atti dell’inchiesta dell’indagine Ducale che vede il sacerdote coinvolto nell’indagine Ducale ci sono numerose intercettazioni – scrivono i carabinieri del Ros – «aventi come tema principale le consultazioni elettorali per il rinnovo del Consiglio Regionale della Calabria».
Nell’informativa c’è scritto che Barillà ha chiesto «al sacerdote di indirizzare i consensi elettorali verso Giuseppe Neri». Il consigliere regionale di Fratelli d’Italia è anche indagato per il quale la Procura ha presentato appello al Riesame dopo che il gip lo scorso giugno ha rigettato nei suoi confronti la misura cautelare in carcere.
    Sempre Barillà, infine, poco prima delle amministrative del 2020 avrebbe organizzato un incontro nei locali del seminario tra il prelato e il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, anche lui indagato nell’inchiesta “Ducale”.

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