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Oltre 40 rinvii a giudizio e una ventina di imputati che scelgono il rito abbreviato, questo il bilancio dell’udienza del processo Propaggine sulle ‘ndrine romane
ROMA – Oltre quaranta rinvii a giudizio nell’ambito della maxi inchiesta ‘Propaggine’ della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma contro la prima ‘locale’ di ‘ndrangheta individuata dagli inquirenti nella Capitale.
Una ventina di imputati, sui 66 totali per i quali la Procura di Roma aveva chiesto il processo, hanno optato il rito abbreviato. Fra gli imputati figurano i due boss ritenuti al vertice dell’organizzazione criminale, Antonio Carzo e Vincenzo Alvaro, appartenenti a storiche famiglie di ‘ndrangheta originarie di Cosoleto, centro in provincia di Reggio Calabria. Mentre Vincenzo Alvaro verrà giudicato con rito ordinario, Antonio Carzo ha chiesto il rito abbreviato. Il processo in ordinario inizierà il 12 settembre davanti all’ottava sezione penale del Tribunale di Roma.
OPERAZIONE PROPAGGINE, OLTRE 40 RINVII A GIUDIZIO PER LE ‘NDRINE ROMANE
Nell’inchiesta, coordinata dai procuratori aggiunti Michele Prestipino e Ilaria Calò con i pm Giovanni Musarò, Francesco Minisci e Stefano Luciani, vengono contestate, a vario titolo, le accuse di associazione mafiosa, cessione e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione aggravata e detenzione illegale di arma da fuoco, fittizia intestazione di beni, truffa ai danni dello Stato aggravata dalla finalità di agevolare la ‘ndrangheta, riciclaggio aggravato, favoreggiamento aggravato e concorso esterno in associazione mafiosa.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti la ‘locale’ operava a Roma dal 2015 dopo avere ottenuto l’investitura ufficiale dalla casa madre in Calabria. «Noi a Roma siamo una propaggine di là sotto», dicevano in un’intercettazione gli indagati.
E nelle conversazioni riportate nell’ordinanza del gip alcuni degli indagati facevano riferimento proprio al lavoro di alcuni magistrati e poliziotti che avevano lavorato prima in Calabria e poi a Roma: «C’è una Procura… qua a Roma … era tutta …la squadra che era sotto la Calabria. Pignatone, Cortese, Prestipino, e questi erano quelli che combattevano dentro i paesi nostri …Cosoleto … Sinopoli… tutta la famiglia nostra…maledetti».
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