Pino Piromalli
4 minuti per la letturaGIOIA TAURO (RC) – Mentre si attende l’esito del processo d’Appello denominato “Ndrangheta Stragista” che si sta celebrando a Reggio Calabria e nel quale il Procuratore Aggiunto Giuseppe Lombardo ha chiesto la conferma dell’ergastolo per i boss Giuseppe Graviano e per il calabrese Rocco Santo Filippone, dall’operazione Hybris arriva un elemento importantissimo che conferma, tra l’altro, alcune dichiarazioni rese nel processo dal collaboratore di giustizia Franco Pino, e cioè che la ’ndrangheta era pronta a collaborare con Cosa Nostra nel compimento delle stragi ordite all’inizio degli anni 90. Un’intercettazione che inevitabilmente verrà inserita negli atti del processo in corso.
«In data 17 gennaio 2021, durante un incontro tra Ferraro Giuseppe e Adornato Francesco, – appuntano gli investigatori dei Carabinieri – si registrava una rilevante conversazione tra i due avente ad oggetto alleanza tra mafia siciliana e ndrangheta durante l’era delle stragi, negli anni 90. Tra i due chi parla di più è Francesco Adornato detto “Cicciu u Biondu” un navigato esponente della ’ndrangheta, condannato in via definitiva per il reato di cui all’articolo 416 bis del codice penale già negli anni ’90, dunque proprio nel periodo di attuazione della cosiddetta strategia stragista – unitamente a tutti i principali esponenti della famiglia Piromalli».
Un soggetto, dunque, che per i propri pregressi criminali appare pienamente a conoscenza di argomenti così delicati come questo. In quella giornata del 17 gennaio 2021 i Carabinieri registrato un dialogo nel corso del quale i due parlano dell’imminente scarcerazione di Piromalli Giuseppe cl. 45, tessendone le lodi di capo carismatico nonostante l’età e gli anni di detenzione patiti. Adornato sosteneva la tesi che la scarcerazione del Piromalli tardasse a giungere in quanto lo Stato e la Magistratura la osteggiavano a fronte del ruolo di assoluto rilievo assunto nel panorama della criminalità organizzata da parte dello stesso.
In relazione al ruolo apicale assunto da Pino Piromalli in passato, Adornato confidava al Ferraro notizie apprese all’epoca della propria militanza attiva nelle fila della cosca Piromalli e cioè che: “Pino Piromalli aveva composto la “commissione” costituitasi per decidere se la ’ndrangheta calabrese avrebbe dovuto partecipare o meno alle stragi di Sato attuate, in quel momento dalla mafia siciliana; che la commissione si era riunita presso il resort “Saionara” a Nicotera Marina; che era presente Nino Pesce detto “Testuni” ed era assente Pino Piromalli ma che quest’ultimo aveva conferito a Pesce il mandato a rappresentarlo; che Pesce, in proprio ed in nome e per conto di Piromalli, aveva votato a favore della partecipazione alle stragi anche da parte della ’ndrangheta; che era presente alla riunione anche Luigi Mancuso, esponente apicale dell’omonimo clan di Limbadi il quale, al contrario, aveva votato contro la suddetta partecipazione; che le stragi erano dirette all’eliminazione del regime di carcere duro di cui all’articolo 41 bis e che si progettava di arrivare ad assassinare un Ministro e fare un colpo di Stato”.
«Gli dice che nella commissione che doveva… che hanno deciso di avallare la strage di stato con i siciliani… Pino Piromalli non c’era… ma che lo avrebbe rappresentato Nino Testuni… è stato a suo tempo Nino Testuni che avrebbe risposto anche per lui… guarda come li dico che certe volte per quanto riguarda lui no … siccome che c’è un articolo maledetto … questo è un articolo maledetto Pino che trova spazio per farsi le ragioni in un Magistrato…».
«Questo articolo qua non è che è uscito oggi… già c’era durante prima della strage… ma con l’Antimafia è raddoppiato… che il Magistrato avendo degli indizi sufficienti per libero convincimento ci può condannare… allora però… Pino ha sempre un attenuante perché nella commissione che hanno deciso di mettersi a fianco dei siciliani… inc… e compagnia bella non c’era… C’era Luigi Mancuso… ma la Luigi..» «No il Muto no… gli dice Piromalli è assente… “Testuni”… dice questo signor Pesce che lo chiamano “Testuni” questo si è messo avanti gli ha detto… e ha sostenuto che bisogna attuare le stragi di Stato questo…».) mentre Luigi Mancuso aveva adottato una politica più cauta opponendosi alle iniziative proposte dalla mafia siciliana «Gli dice… Luigi… in questa commissione al Saionara… E nella commissione… inc… gli dice che lui non è d’accordo: No ma quelli dicono ma noi… ma noi perché ci dobbiamo imbrattare dici Luigi dice va bene dice noi dobbiamo dare ascolto ai Siciliani… loro hanno voluto l’Antimafia… perché l’Antimafia inc… poi addirittura siccome che i privilegi loro non li possono avere e ce l’hanno messa in culo anche a noi con il quarantuno bis ora ci dicono loro di ammazzare… un Ministro… prima di fare il colpo di stato… ma quando mai… allora capisci com’è il fatto… ricordati che queste cose qua quando si fa un consiglio sopra una persona… poi distinguono dicono se era per questo…». Ferrare Giuseppe esaltava la lungimiranza del Mancuso, certo che da una “guerra frontale” con lo Stato, la ’ndrangheta, come qualsiasi organizzazione mafiosa, non sarebbe potuta uscire vittoriosa («E chi la vince la guerra… con lo Stato vinci la guerra…»).
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