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Ibrahimovic con la maglia del Milan

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Anche la maglia di Ibrahimovic merce di scambio elettorale: Francesco Patamia l’avrebbe donata ad un’associazione di emigrati italiani in Germania, che poi l’ha messa all’asta, in cambio dei voti del clan

GIOIA TAURO (RC) – Cercava l’appoggio dei clan di ‘ndrangheta e Cosa nostra e per questo in cambio di voti avrebbe messo all’asta la maglia del grande Ibrahimovic.

Ne sono certi gli inquirenti della Dda di Bologna che monitoravano i contatti di Francesco Patamia, 35enne originario di Gioia Tauro dagli albori del partito “Europei Liberali” da lui fondato, alla candidatura alla Camera nelle ultime elezioni con la lista “Noi moderati” di Maurizio Lupi nel collegio di Piacenza. 

Lo si evince da un’informativa del Commissariato di polizia di Cesena, confluita nelle carte dell’inchiesta  che avrebbe fatto luce sulle infiltrazioni mafiose nella riviera romagnola e nell’ambito della quale Patamia è ritenuto al vertice di un’associazione ‘ndranghetista dedita ad una serie di operazioni economico-finanziarie illecite, dalla bancarotta fraudolenta all’autoriciclaggio, che avrebbero consentito alle cosche Piromalli di Gioia Tauro e Mancuso di Limbadi di reinvestire capitali sporchi nel settore turistico e della ristorazione.

In quell’informativa vengono ripercorsi i contatti di Patamia con l’avvocato Alberto Gamberini, noto professionista romagnolo particolarmente esperto nella gestione di crediti deteriorati ed esponente di vertice del Partito repubblicano italiano essendo membro del Comitato di indirizzo della Fondazione Ugo La Malfa. Ma, soprattutto, sono stati passati al setaccio i contatti con Massimo Romagnoli, ex europarlamentare messinese di Forza Italia e già coinvolto in un’inchiesta delle autorità statunitensi (e poi scagionato) su un traffico internazionale di armi da guerra.

I contatti con la “cupola” e gli incontri in Germania

Spulciando nel provvedimento notificato a 23 destinatari di misure cautelari, emerge che Patamia, insieme al padre Rocco (entrambi sono finiti in carcere) propone a Saverio Serra, presunto esponente dei Mancuso, una volta avuto il via libera dalla Calabria, di incontrarsi nuovamente con Calogero Pulci, capo del mandamento di Sommatino e consigliere della “cupola” della provincia di Caltanissetta, con il quale era in contatto e di farlo direttamente in Germania.

«Se tu puoi venire in Germania… per andare a trovarli… noi ci facciamo il viaggio insieme… andiamo in Germania… ci stiamo una giornata… stiamo là, parliamo e torniamo indietro… e hai finito. Andiamo a parlare oggi e andiamo a parlare tra altri sette, otto mesi, quando cade il governo… una parola… gli dico…». Secondo gli inquirenti, dal colloquio intercettato emerge che Serra avrebbe dovuto “raccomandare” Patamia presso i «suoi in Calabria» in vista di un efficace sostegno politico: «è un giovanotto che interessa a me… lo sto portando avanti… si sta sistemando qua in Europa…».

Patamia poi rivela che «queste persone con il fatto di Rocco Di Girolamo … non vogliono aiutare più a nessuno». Il riferimento sembra a una vecchia inchiesta nell’ambito della quale fu coinvolto il senatore Pdl Paolo Di Girolamo, accusato di associazione per delinquere finalizzata all’evasione fiscale e al riciclaggio transnazionale e di scambio elettorale aggravato dal metodo mafioso in relazione alla sua candidatura nella circoscrizione Europa alle politiche del 2008. Di Girolamo patteggiò 5 anni di reclusione e la restituzione di 4 milioni di euro, e contestualmente fu condannato a 4 anni e 8 mesi Franco Pugliese, ritenuto esponente della cosca Arena di Isola Capo Rizzuto.

La maglia di Ibrahimovic messa all’asta in cambio del sostegno del clan

Ma è lo stesso Patamia che preciserebbe di essersi attivato per un tornaconto elettorale tra gli italiani emigrati in Germania. E tra le regalie in cambio di voti c’era perfino il cimelio del campione.

«Per la comunità sto facendo già… mi capisci cosa voglio dire io… cioè, una maglietta di Ibrahimovic, non so quanti soldi vale, che me l’ha regalata a me, con la fotografia… gliel’ho donata a un’associazione e penso che l’hanno venduta a più di 50.000 euro… capito? all’asta… hai capito cosa ti voglio dire io? Per farli andare alla comunità… E non solo questo… sono andato a trovare i consoli e gli ho detto “chiamate i carcerati… per fargli fare la carta di identità così prendono mezz’ora d’aria” e gliel’hanno data… “chiamate i carcerati… per fargli fare la carta di identità… che devono uscire dal carcero” hai capito? per fargli sapere che ci sono io che sto facendo… capito quello che ti voglio dire io? Dice “minchia, come mai sono uscito…».

Una buona parola da parte di Serra era però necessaria per procurare i voti per la sua elezione: «mandano a uno e te li mandano… ed è finita… quante buste sono? 500? 700? 2.000 buste? 3.000 buste? 2.000, 3.000 buste di voti». Nella sua risposta alla richiesta di aiuto, Serra si vanta del suo accreditamento nei confronti dei membri di spicco delle principali cosche di ‘ndrangheta, che dice di aver incontrato presso il santuario della Madonna di Polsi, a San Luca, nel 2019. E si sa quanto questo luogo sia evocativo nell’iconografia della ‘ndrangheta.

Gli incontri a Polsi e a Duisburg

«Sono venuti tutti… i giovanotti… grande rispetto… siamo… poi a settembre siamo andati alla Madonna della Montagna… là sotto… tutti quanti… poi sono venuti a Vibo… sono successi un po’ di bordelli… ma non abbiamo problemi? “hai capito? Non abbiamo problemi… sono di famiglia proprio… proprio di famiglia». Un riferimento, con ogni probabilità, alle annuali riunioni dei massimi esponenti dei locali” di ‘ndrangheta di tutta la Calabria. Serra poi propone a Patamia di incontrare uno di quei “compaesani” residenti all’estero: «poi andiamo di persona nella zona di Duisburg… in Olanda…».

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