X
<
>

La casa del barone Musco a Gioia Tauro

Share
4 minuti per la lettura

PALMI (REGGIO CALABRIA) – Si è concluso, con l’assoluzione di Musco Berdj Domenico, difeso dall’avvocato Antonino Napoli del foro di Palmi, il primo grado del processo che lo ha visto imputato dell’omicidio dello zio barone Livio Musco davanti alla Corte d’Assise di Palmi, presieduta da Francesco Petrone con a latere Anna Laura Ascioti, nell’ambito del quale si erano costituite parti civili una delle figlie della vittima, Elena Musco, assistita dall’avv. Antonino Aloi del foro di Reggio Calabria, e la sorella Maria Ida Musco, assistita dall’avv. Federico Federico del foro di Napoli. 

Il processo che ha avuto un forte rilievo mediatico in quanto Livio Musco era il figlio secondogenito del generale di Corpo d’armata Ettore Musco, figura che nella storia militare italiana ha ricoperto un ruolo di primario ordine tanto che, all’esito del secondo conflitto mondiale, dopo esser stato decorato della Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia e della Legion of merit dagli Stati Uniti d’America, venne incaricato di occuparsi della riorganizzazione dell’apparato informativo della nascente Repubblica ed in tali vesti guidò i servizi segreti militari italiani, Sifar, dal 1952 al dicembre 1955.

Proprio ad Ettore Musco si deve l’organizzazione della rete clandestina, sotto l’egida della Cia, denominata “Stay Behind” e nota con il nome di Gladio che ha iniziato ad operare ufficialmente nel 1953 con la firma di un accordo ufficiale di collaborazione tra il Sifar e la Cia. Le indagini sulla morte del barone Musco, coordinate dalla Procura di Palmi, presero avvio immediatamente dopo il decesso, avvenuto la sera del 23 marzo 2013 allorquando il fratello Giuseppe Musco ed il nipote Berdj Domenico lo rinvennero sanguinante seduto nella poltrona dello studio della residenza dei Musco. Fin da subito, la ricostruzione dell’omicidio si dimostrò tutt’altro che agevole per gli inquirenti che orientarono nell’immediato le attività investigative in almeno tre direzioni.

Una prima ipotesi, subito scartata poiché priva di effettivi riscontri investigativi, collegava l’evento omicidiario ad un movente di natura passionale che avrebbe riguardato una presunta e mai dimostrata relazione tra Musco e taluna delle operaie lavoratrici presso l’azienda agricola che lo stesso gestiva. Una seconda tesi investigativa collegava l’omicidio ai forti contrasti, interni alla famiglia Musco, e maturati in relazione alla gestione dell’ingente patrimonio immobiliare ereditario di cui la stessa disponeva. Una terza ipotesi, quella che si vedrà poi essere maggiormente accreditata dagli inquirenti, riconduceva l’evento omicidiario alla mancata restituzione di un prestito che il barone Livio Musco aveva ottenuto da Teodoro Mazzaferro qualche anno prima. Concluse le indagini preliminari, il pm ha richiesto il rinvio a giudizio di tre indagati: Teodoro Mazzaferro, Ruggiero Musco e Berdj Domenico Musco questi ultimi rispettivamente fratello e nipote della vittima.

Prima della celebrazione dell’udienza preliminare Mazzaferro, sospettato di essere stato autore materiale dell’omicidio Musco, morì per cause naturali, sicché l’unico imputato del delitto di concorso in omicidio rimaneva Berdj Domenico Musco. Ruggiero Musco, accusato di porto e detenzione di arma, all’udienza preliminare optava per il giudizio abbreviato e veniva assolto. Berdj Domenico Musco invece scelse il rito ordinario e, pertanto, è stato rinviato a giudizio davanti alla Corte di Assise di Palmi. Sin dalla sera stessa dell’omicidio, Berdj Musco, sentito dai Carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro, spiegò che quella sera – dopo esser tornato dal lavoro – mentre si trovava nella sua camera, sita al primo piano, intento a giocare al computer, non aveva sentito alcuna esplosione di colpo d’arma da fuoco ma solo un rumore che associò ad un mobile spostato o allo sbattere di finestra.

Berdj Musco fu sottoposto quella sera al prelievo stub da parte dei Ris che diede esito positivo essendo stata rinvenuta sullo stesso una particella Gsr, univoca dello sparo, sul prelievo effettuato sulla mano e guancia destra, 1 particella Gsr su quello effettuato sulla mano e guancia sinistra e 2 particelle Gsrsullo stub eseguito nelle narici e nelle orecchie e ciò inevitabilmente ha rappresentato il dato di maggiore valenza indiziaria rispetto alla contestata condotta di concorso in omicidio giacché si è ritenuto che costui sarebbe stato presente nello studio ove avvenne l’omicidio nel momento stesso dell’esplosione dei colpi d’arma da fuoco o, addirittura, che potesse esser stato lui stesso a sparare.

L’istruttoria dibattimentale del processo è stata estremamente articolata e complessa tanto che sono stati escussi oltre trenta testi. Il dibattimento, grazie anche al lavoro della difesa sostenuta dall’avv. Napoli, ha demolito l’intero impianto accusatorio che era stato eretto a carico di Berdj Domenico Musco evidenziandone l’assoluta infondatezza. Il pm Vincenzo Lanni aveva chiesto l’assoluzione, mentre all’udienza di ieri le parti civili, rappresentate dagli avvocati Antonino Aloi e Federico Federico, hanno chiesto la condanna dell’imputato. Dopo la camera di consiglio, la Corte d’Assise di Palmi, ha assolto con formula ampia Berdj Musco.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE