Maria Carmela Longo
2 minuti per la letturaREGGIO CALABRIA – È stata rinviata a giudizio l’ex direttrice del carcere di Reggio Calabria Maria Carmela Longo che era stata arrestata nell’agosto del 2020 (LEGGI).
A rinviarla a giudizio è stata il giudice per l’udienza preliminare Karin Catalano, al termine delle udienze preliminari, accogliendo la richiesta formulata dai sostituti procuratori della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, Stefano Musolino e Sabrina Fornaro.
Il processo inizierà il prossimo 17 marzo davanti al Tribunale di Reggio Calabria dove, assieme alla ex dirigente carceraria, compariranno anche gli altri due imputati, il medico dell’Asp Antonio Pollio e la detenuta Caterina Napolitano.
L’ex direttrice del carcere, oggi difesa in giudizio dall’avvocato Giacomo Iaria, era stata arrestata con l’accusa di concorso esterno con la ‘ndrangheta. In sostanza, secondo le indagini, coordinate dal procuratore Giovanni Bombardieri, la Longo avrebbe favorito decine di detenuti, alcuni dei quali esponenti di spicco delle cosche di ‘ndrangheta reggine, attraverso questo suo modo di agire, «concorreva – è scritto nel capo di imputazione – al mantenimento ed al rafforzamento delle associazioni a delinquere di tipo ‘ndranghetistico».
Per i magistrati che sostengono l’accusa, all’interno del carcere di Reggio Calabria c’era «una sistematica violazione delle norme dell’ordinamento penitenziario e delle circolari del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria».
Tra i detenuti che sarebbero stati favoriti, sempre secondo l’accusa, dall’ex direttrice del carcere c’era anche l’avvocato Paolo Romeo, ex parlamentate condannato poi nel processo «Gotha». Ma anche affiliati alle famiglie mafiose reggine e della provincia come Cosimo Alvaro, Maurizio Cortese, Michele Crudo, Domenico Bellocco, Giovanni Battista Cacciola e altri.
Il medico dipendente dell’Asp Antonio Pollio, difeso dagli avvocati Francesco Calabrese e Santa Spinelli, è accusato invece di falso per aver redatto, secondo i pm, un certificato medico attestando di aver sottoposto a vista medica la detenuta Caterina Napolitano, difesa dall’avvocato Alba Nucera, diagnosticando coliche renali «per evitare che partecipasse come teste a un’udienza in Tribunale».
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