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REGGIO CALABRIA – Alla fine il coraggio di denunciare l’uomo del quale si era innamorata, è arrivato e, per la trentenne che chiameremo Paola, anche la forza di autodeterminarsi e proteggere la propria vita da colui il quale se ne sarebbe impossessato.
“L’epilogo” di un rapporto nato nel 2018 e durato due anni, originariamente sentimentale, ma – secondo la vittima – ben presto rivelatosi lesivo dell’integrità fisica e morale della stessa, è giunto nel Tribunale di Reggio Calabria, che nelle scorse settimane ha pubblicato le motivazioni della sentenza per cui è stato condannato a 9 anni di reclusione, con rito abbreviato, C. S. ex fidanzato della trentenne, per violenza sessuale, violenza privata, maltrattamenti e lesioni personali con circostanze aggravanti e rapina. Il presunto colpevole – difeso dagli avvocati Nico D’Ascola e Patrizia Morello – funzionario di un Ente pubblico, è stato interdetto dai pubblici uffici per 5 anni con la sospensione dall’esercizio di una professione o un’ arte.
La vittima, difesa dall’avvocato Maria Floriana Salamone del foro di Agrigento, grazie anche al supporto di un centro antiviolenza al quale si era rivolta allorquando le violenze e le vessazioni sarebbero diventate una costante del rapporto con il compagno, era riuscita ad allontanarsi dall’uomo con la fine della loro relazione e prima di concretizzare la denuncia. Tuttavia, secondo quanto sarebbe emerso, il no contact con il suo ex era vincolato dal rapporto lavorativo.
I due, erano infatti colleghi poiché dipendenti dello stesso ente, motivo, questo, che ne avrebbe impedito il totale allontanamento e che avrebbe fornito all’uomo, secondo il racconto di Paola, la possibilità di continuare a controllare la vita della trentenne fino a coinvolgerla in un retaggio di sudditanza dal quale tentava di scappare. E sarebbe stato proprio uno degli ultimi contatti tra i due, avvenuto in ambito lavorativo, che avrebbe generato nella donna la forza di denunciare.
A seguito di un sopralluogo lavorativo in un sito della provincia di Reggio, gli ex fidanzati si erano ritrovati nuovamente insieme e, stando alla ricostruzione della vittima, l’uomo avrebbe incalzato l’occasione per esercitare ancora una volta violenza verbale e fisica contro la donna, la quale, riuscita a sottrarsi quasi indenne al suo ex, ha raccontato l’accaduto alla prima Stazione dei carabinieri, iniziando così a mettere nero su bianco ogni sopruso e violenza, che per circa due anni avrebbe subito passivamente.
«Oggi sono rinata – ci ha dichiarato Paola – il meccanismo di sopportazione misto alla paura, che si innescava nella mia testa quando credevo di vivere una relazione “d’amore” complicata e in perenne attesa che le cose migliorassero, mi stava annientando – ha proseguito – ero completamente manipolata e in quel maschio mi ostinavo a vedere un uomo che mi amava, accecato da una gelosia ossessiva e senza fondamenta. Subito dopo avermi picchiata e violentata, consapevole che mi recassi in ospedale e dai carabinieri, cosa che di fatto facevo ma senza denunciarlo, prima mi implorava di perdonarlo e poi mi minacciava. È stato un incubo, ho temuto per la mia vita, ma ce l’ho fatta».
L’apporto di elementi ritenuti probanti, avrebbe consentito alla donna di rappresentare quanto aveva subito . e assistere alla condanna in primo grado che il giudice ha inflitto al suo ex: 9 anni di reclusione. «Vorrei ringraziare la Procura di Reggio Calabria – ha concluso la vittima – in particolare il pubblico ministero Nicola Di Caria che ha seguito il caso e il centro antiviolenza di Reggio. Le donne vittime di ogni tipo di violenza devono trovare la forza di denunciare e avere fiducia nello Stato, ma c’è sicuramente ancora molto da fare a livello legislativo e ancora di più a livello sociale».
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