Il carcere di Reggio Calabria
1 minuto per la letturaREGGIO CALABRIA – «L’attività investigativa non ha fornito la prova di condotte di rilievo penale, ma solo eventualmente disciplinare. Né sono sviluppabili ulteriori approfondimenti». Con questa motivazione il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria Sabrina Fornaro ha chiesto l’archiviazione nei confronti degli agenti della polizia penitenziaria Mario Ripepi, Fabio Musarella, Massimo Musarella, Giuseppe Laganà e Giuseppe Pavone. Archiviazione che è stata accolta dal gip Antonino Foti.
I poliziotti, in servizio a Reggio Calabria nel carcere di San Pietro e di Arghillà, erano stati indagati dalla Direzione distrettuale antimafia nell’ambito dell’inchiesta che nell’estate 2020 aveva portato all’arresto dell’ex direttrice della casa circondariale Maria Carmela Longo accusata di aver favorito decine di detenuti, alcuni dei quali esponenti di spicco delle cosche di ‘ndrangheta reggine.
Il giorno in cui è stata notificata la misura cautelare dei domiciliari alla direttrice Longo, alcuni agenti della penitenziaria erano stati perquisiti perché, stando all’indagine del Nucleo investigativo centrale del Dap, erano sospettati di aver favorito i detenuti rinchiusi nel circuito Alta sicurezza.
Mentre per la direttrice Longo, per un medico dell’Asp incaricato nel carcere reggino e per una detenuta, nelle scorse settimane è stato chiesto il rinvio a giudizio. L’udienza davanti al gup che dovrà decidere su queste posizioni è stata già fissata per il 15 dicembre. Per i cinque agenti, invece, non sono merse «condotte di rilievo penale» e quindi l’inchiesta si è chiusa.
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