L'Asp di Reggio Calabria
2 minuti per la letturaREGGIO CALABRIA – La Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha chiuso le indagini dell’inchiesta “Chirone” sull’infiltrazione della ‘ndrangheta, in particolare della cosca Piromalli, nell’Azienda sanitaria provinciale. Ai 17 indagati nelle scorse settimane è stato notificato l’avviso firmato dal pm della Dda Giulia Pantano, oggi procuratore aggiunto di Catanzaro.
A marzo l’inchiesta aveva portato all’arresto di 13 persone tra cui medici e dirigenti dell’Asp oltre al sequestro società per un valore di 8 milioni di euro. Le indagini, condotte dai carabinieri del Ros e coordinate dal procuratore Giovanni Bombardieri e dall’aggiunto Gaetano Paci, hanno svelato e documentato gli assetti organizzativi della cosca Piromalli di Gioia Tauro.
Il principale indagato è Fabiano Tripodi, figlio e nipote rispettivamente di Francesco Michele e Giuseppantonio Tripodi, due medici deceduti nel 2018 che sarebbero stati in rapporti con il boss Pino Piromalli detto “Facciazza”.
Secondo gli inquirenti, Fabiano Tripodi è risultato figura di riferimento degli assetti societari operanti nel settore sanitario della Minerva srl, Mct Distribution & Service srl e Lewis Medica srl. Attraverso le società riconducibili ai Tripodi, i Piromalli si sarebbero aggiudicati appalti di fornitura all’Asp di Reggio Calabria.
Tramite affidamenti diretti e un «collaudato sistema di corruttela» del personale medico e paramedico incaricato delle richieste di approvvigionamento, la cosca Piromalli sarebbe riuscita ad ottenere gli ordinativi per la fornitura dei materiali medicali nei presidi dell’Asp, in particolare negli ospedali di Gioia Tauro, Polistena, Locri e nell’Azienda ospedaliera di Reggio.
I medici sarebbero stati corrotti con regalie come borse griffate o contributi legati a percentuali su commesse garantite alle ditte. Mazzette che variavano dal 2,5 al 5% a seconda del prodotto e dell’ordine effettuato.
L’avviso di conclusione indagini è stato notificato anche al ginecologo Antonino Coco, al dirigente medico dell’ospedale di Polistena Domenico Salvatore Forte, all’ex direttore del distretto Tirrenico dell’Asp di Reggio Calabria Salvatore Barillaro e al coordinatore delle farmacie presidiarie ed ospedaliere Giuseppe Fiumanò. Per loro l’accusa è di concorso esterno con la ‘ndrangheta.
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