Massimo Giletti
1 minuto per la letturaNell’ordinanza cautelare dell’inchiesta “Inter nos”, che ha colpito trame e raggiri attorno agli appalti della Sanità reggina, vengono citati dialoghi in cui gli indiziati parlano di Massimo Giletti e della sua trasmissione “Non è l’Arena”, su La 7, che, la sera prima di una conversazione captata, si era occupata degli staff di alcuni consiglieri regionali calabresi.
«Ore 11:30 – annotano gli inquirenti in relazione ad un’intercettazione fra due indagati – parlano di quanto occorso la sera prima durante trasmissione televisiva “L’Arena” su La 7, condotta dal Dr. Giletti, in particolare la parte in cui il citato conduttore Giletti ha dato ampio risalto al numero di soggetti inseriti all’interno dello staff» di un consigliere regionale, con ben 23 soggetti. Uno degli intercettati, mette in guardia l’altro sull’argomento, in quanto il metodo da loro utilizzato era pressoché identico a quello denunciato durante il programma di Giletti.
«Oltremodo significativo – scrive il gip nell’ordinanza riferendosi alla chiacchierata fra i due sotto controllo – è che commentando alcuni servizi giornalistici dedicati dalla trasmissione televisiva “Non è L’Arena” a vicende di scambio elettorale politico-mafioso oggetto di inchieste giudiziarie calabresi, che avevano riguardato, guarda caso, un consigliere regionale, convenissero sull’opportunità di mantenere un profilo basso dal punto di vista politico, per come espressamente raccomandato» al «loro pupillo e referente politico, divenuto consigliere regionale con il massiccio supporto elettorale dei sodali, che era stato invitato a non esporsi oltre modo nell’interesse dei compari».
A volte, in terre come la Calabria dove politici e funzionari pubblici sono spesso spregiudicati, trasmissioni di denuncia, come quella di Giletti, fanno da freno e opera di prevenzione. Mantenere i riflettori puntati su alcune situazioni della nostra regione è cosa buona e giusta.
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