Roberto Lo Giudice e la moglie Barbara Corvi
1 minuto per la letturaPERUGIA – Avevano incentrato il loro ricorso sull’insussistenza dei gravi indizi i difensori di Roberto Lo Giudice per il quale il Tribunale del riesame ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare per l’omicidio della moglie Barbara Corvi, scomparsa il 27 ottobre 2009 da Amelia e della quale da allora non si hanno più notizie.
L’uomo, originario di Reggio Calabria (LEGGI LA NOTIZIA DEL SUO ARRESTO) ha già lasciato il carcere di Terni dove era detenuto.
In una lunga memoria illustrata per cinque ore davanti al Riesame, i difensori di Lo Giudice, gli avvocati Cristiano Conte e Giorgio Colangeli, hanno contestato la ricostruzione accusatoria. Nel dispositivo del provvedimento si parla solo di “accoglimento” dell’istanza dei legali senza però fornire indicazioni sulle motivazioni che saranno depositate tra 45 giorni.
“Gli elementi vecchi e nuovi raccolti dagli inquirenti non chiudono il cerchio” ha detto all’ANSA l’avvocato Conte. Il legale ha quindi ricordato che sulla scomparsa di Barbara Corvi ci fu una prima indagine a carico di ignoti archiviata nel 2015. “C’è stato poi un secondo blocco – ha aggiunto – dopo le rivelazioni di Antonino Lo Giudice, pentito di ‘ndrangheta e uno degli 11 fratelli del nostro assistito che però da anni non ha rapporti con la famiglia. Questi ha sostenuto di avere chiesto, dieci anni prima, al fratello se ci entrasse con la scomparsa della moglie e questo gli avrebbe fatto capire di sì con un cenno del capo. Ma Antonino Lo Giudice venne sentito dall’allora procuratore di Reggio Calabria un anno dopo la scomparsa della donna e disse di non sapere nulla. Con la nostra memoria riteniamo di avere demolito le accuse di Antonino Lo Giudice e quanto riferito agli inquirenti da altri due collaboratori di giustizia”.
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