Mimmo Lucano
3 minuti per la letturaLOCRI (REGGIO CALABRIA) – La Procura di Locri ha intercettato 33 giornalisti, un viceprefetto, tre magistrati e pure la portavoce dell’allora presidente della Camera Laura Boldrini. La Guardia di Finanza ha ascoltato finanche le conversazioni tra l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, coinvolto nell’inchiesta “Xenia”, e uno dei suoi avvocati difensori. La notizia è stata riportata dall’Ansa che ha citato il quotidiano “Domani”.
Il “sistema Trapani” sarebbe stato adottato anche in Calabria dove nell’ottobre 2018 è stato arrestato Lucano, principale imputato nel processo in corso davanti al Tribunale di Locri sulla gestione dell’accoglienza nel piccolo comune dell’alto Jonio reggino.
Dopo aver dedicato numerosi articoli alla vicenda dei giornalisti intercettati nell’indagine della Procura di Trapani sulle ong, il quotidiano diretto da Stefano Feltri pubblica un articolo di Enrico Fierro secondo cui «c’è una costante nelle inchieste che riguardano il sistema dell’immigrazione nel nostro Paese. Il metodo di conduzione dell’inchiesta – è scritto nel pezzo – appare lo stesso. A Riace sono state ascoltate, e scritte nei verbali, le conversazioni che giornalisti, avvocati e magistrati avevano con il maggiore indagato, Mimmo Lucano. Le testate coinvolte vanno da Famiglia Cristiana alla tv Svizzera, passando per Repubblica, il Fatto Quotidiano, il Quotidiano del Sud, la Rai, Mediaset, La7, più una lunghissima teoria di giornali, tv e siti locali, dall’Ansa al Corriere della Calabria, alla Gazzetta del Sud».
Tra i magistrati intercettati perché si sentivano con Lucano ci sono il presidente della Corte d’Assise d’appello di Reggio Calabria Roberto Lucisano, il giudice Olga Tarzia della Corte d’Appello di Reggio e il giudice Emilio Sirianni che lavora a Catanzaro.
Il Consiglio direttivo del Gruppo Cronisti Calabria “Franco Cipriani” è intervenuto sula vicenda, reputando grave quanto emerso.
Secondo il gruppo calabrese dell’Unci, presieduto da Michele Albanese, «si è adottato il “metodo Trapani” anche per l’indagine condotta dalla Guardia di Finanza sulla gestione, a Riace, dei progetti di accoglienza dei migranti. Non si spiega in altro modo il motivo per il quale nel fascicolo del processo a Mimmo Lucano ci siano i nomi di tutti i giornalisti con cui l’ex sindaco parlava al telefono o si incontrava. Giornalisti che si rivolgevano a Lucano per capire cosa stava succedendo a Riace e per intervistarlo».
«Sia chiaro – sottolinea Albanese – che l’Unci Calabria ritiene che quelle intercettazioni, eseguite dalla Guardia di Finanza, siano legittime perché evidentemente un giudice, su richiesta del pm, le ha autorizzate. Quello che l’Unci Calabria, però, non concepisce è il motivo per cui, una volta intercettati i giornalisti e una volta accertato che stavano semplicemente facendo il loro lavoro, quelle conversazioni siano state trascritte e riassunte per poi essere riversate negli atti del processo».
«La sensazione – conclude il direttivo dei cronisti calabresi – è che si sia voluta ricostruire la rete di giornalisti con i quali Lucano si sentiva. È il caso di ricordare che la tutela delle fonti e il metodo di lavoro dei giornalisti sono un valore da salvaguardare. Inoltre, perché registrare un giornalista che per telefono intervista un imputato e, in questo modo, conoscere il giorno prima della pubblicazione il contenuto dell’articolo?».
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