La Corte di Cassazione
2 minuti per la letturaROMA – Guidare contromano sull’auto di servizio costituisce un «grave inadempimento» degli obblighi lavorativi tale da «far venire meno il rapporto fiduciario» e portare al licenziamento in tronco per «giusta causa». Questo comportamento – inoltre – indica per il futuro una «prognosi chiaramente sfavorevole» sull’affidabilità del dipendente per cui non resta che mandarlo a casa.
Lo sottolinea la Cassazione – sentenza 9304 della Sezione lavoro, presidente Umberto Berrino – che cataloga «l’immissione contromano» tra le condotte che determinano l’’immediata espulsione del lavoratore per violazione delle norme sulla sicurezza stradale.
Per questa ragione, la Suprema Corte ha confermato la perdita del posto nei confronti di un addetto all’accertamento dei tributi locali della società “Hermes Servizi Metropolitani” di Reggio Calabria che era stato sorpreso e fermato dalla Polizia stradale – l’11 novembre del 2014 – mentre, sull’auto di servizio, transitava contromano su un viadotto del capoluogo calabrese con il rischio «di causare un incidente».
Come se questo non bastasse, l’impiegato aveva anche reagito al controllo degli agenti «cercando di convincerli a non elevare la contravvenzione» e poi aveva provato ad «intimidirli, dettando al proprio cellulare a voce alta il numero di targa della volante che lo aveva fermato, adducendo inesistenti ragioni di servizio che avrebbero giustificato la sua violazione e in questo modo utilizzando il nome della società datrice di lavoro a fini utilitaristici».
Senza successo il lavoratore, con contratto del settore terziario, ha fatto ricorso in Cassazione contro il verdetto emesso dalla Corte di Appello di Reggio Calabria nel 2018 che, a sua volta, aveva confermato il licenziamento deciso in base al rito Fornero in primo grado.
Senza nemmeno soffermarsi sul comportamento tenuto con gli agenti di polizia, la Cassazione ha ritenuto «corretta e motivata» la valutazione di «proporzionalità» tra la guida ad alto rischio e il licenziamento «escludendo l’applicabilità di una sanzione conservativa», già peraltro sperimentata per precedenti “intemperanze” del dipendente della Hermes.
Davanti agli “ermellini”, la società reggina è stata rappresentata dall’avvocato Ferdinando Salmeri che – come il Pg della Cassazione Adriano Piergiovanni Patti – ha chiesto il rigetto del reclamo per la riammissione in servizio.
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