2 minuti per la lettura
REGGIO CALABRIA – I militari del comando provinciale della guardia di finanza di Reggio Calabria e del servizio centrale investigazione criminalità organizzata, con il coordinamento della locale Procura della Repubblica – Direzione distrettuale antimafia, diretta dal procuratore capo Giovanni Bombardieri, hanno dato esecuzione a un provvedimento di sequestro di beni per un valore complessivo stimato in circa 700 mila euro.
Nel mirino della Dda è finito Giovanni Fiordaliso, ingegnere ex funzionario dell’Anas indiziato di aver agevolato l’infiltrazione nel settore degli appalti pubblici di cartelli imprenditoriali connotati da contiguità mafiosa, a fronte di profitti e utilità di vario genere ricevuti quale contropartita.
La sezione misure di prevenzione del tribunale di Reggio Calabria ha disposto nei confronti del funzionario in rassegna la misura cautelare del sequestro avente ad oggetto il relativo patrimonio illecitamente accumulato, costituito da 2 terreni, 2 fabbricati, 1 autoveicolo, 3 orologi di pregio e rapporti finanziari.
Negli ultimi anni, la figura del Fiordaliso era emersa in diverse inchieste, come “Cumbertazione” e “Waterfront”, condotte dalle fiamme gialle, a seguito delle quali all’’ex funzionario dell’Anas erano stati contestati numerosi capi d’accusa per fatti avvenuti dal 2012 in provincia di Reggio.
In particolare, nella veste di ingegnere funzionario Anas, direttore dei lavori e Rup nell’ambito di varie commesse pubbliche in materia di ammodernamento e adeguamento di tratti autostradali della Salerno-Reggio Calabria, Fiordaliso sarebbe emerso, riporta una nota della Guardia di finanza, «quale indefettibile tassello strumentale all’infiltrazione nel settore degli appalti pubblici di cartelli imprenditoriali connotati da contiguità mafiosa».
In sostanza, stando alle indagini della Guardia di finanza, Fiordaliso è finito al centro di plurime e reiterate condotte corruttive, a fronte delle quali traeva ingenti profitti ed utilità di vario genere. Gli accertamenti eseguiti dal Gico e dallo Scico su l’ingegnere dell’Anas e sul suo nucleo familiare, hanno consentito alla Dda di accertare la sussistenza di una significativa sproporzione tra il profilo reddituale e quello patrimoniale. Da qui la richiesta di sequestro dei suoi beni che, secondo gli inquirenti, rappresentano il «patrimonio illecitamente accumulato».
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA