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REGGIO CALABRIA – È arrivata nella tarda serata di ieri la sentenza d’appello del processo “Eracle”, nato da un’inchiesta della Dda di Reggio Calabria contro le nuove leve della ‘ndrangheta che qualche anno fa avevano monopolizzato i lidi del lungomare. La zona della movida reggina veniva utilizzata come luogo di spaccio attraverso i servizi dei buttafuori affidati a personaggi ritenuti vicini alle consorterie mafiose.
Nonostante abbia rideterminato alcune condanne di primo grado, al termine del processo con il rito abbreviato la Corte d’Appello ha sostanzialmente confermato l’impianto accusatorio: 21 condanne e 6 assoluzioni.
La pena più pesante, 15 anni e 7 mesi di carcere, è andata a Cosimo Morelli, detto «Cocò», appartenente alla comunità nomade ma ritenuto dai pm affiliato alle cosche di ‘ndrangheta. Suo fratello, Andrea Morelli, è stato condannato a 14 anni di carcere. La Corte d’Appello, presieduta dal giudice Filippo Leonardo, ha ritenuto colpevoli, tra gli altri, anche Francesco Ferrante (13 anni e 4 mesi di carcere), Domenico Nucera e Salvatore Falduto. Questi ultimi sono stati condannati a 12 anni di reclusione. Stando all’inchiesta, coordinata dai pm Stefano Musolino, Sara Amerio e Walter Ignazitto, uno dei principali indagati era proprio Domenico Nucera. Secondo gli inquirenti, infatti, era a capo di un gruppo di «buttafuori» organizzato, per conto della cosca Condello, a presidio del territorio e dei locali notturni dell’area reggina. Locali dove si sono verificate anche violenti risse e aggressioni nei confronti dei gestori e dei clienti.
Le altre pene vanno dagli 8 mesi inflitti a Francesco Condello ai 9 anni di carcere per Enrico Giovanni Barcella. È stato condannato a 3 anni e 6 mesi pure Michele Panetta, ex candidato del Movimento Cinque Stelle alle comunali di Reggio Calabria del 2014. Sono stati assolti, invece, Attilio Buontempone, Paolo Cosoleto, Bruno Antonio Crucitti, Francesco Ferrara, Egidio Morabito e Antonino Marino.
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