I funerali di Antonino Candido
2 minuti per la letturaREGGIO CALABRIA – La Corte d’Assise di Alessandria ha condannato a 30 anni Giovanni Vincenti e la moglie Antonella Patrucco per l’esplosione, la notte tra il 4 e 5 novembre 2019, di un cascinale a Quargnento, nella campagna alessandrina, costata la vita a 3 vigili del fuoco (LEGGI E GUARDA FOTO E VIDEO), tra i quali il calabrese Antonino Candido, la cui famiglia è residente a Reggio Calabria.
In aula ad ascoltare la lettura della sentenza è presente solo Vincenti. La procura aveva chiesto una condanna a 30 anni per entrambi.
Presenti anche molti famigliari delle tre vittime e Giancarlo Dodero, il caposquadra che quella notte intervenne sul luogo dell’esplosione e rimase ferito insieme a un collega e a un carabiniere.
Dalla Calabria, con la figlia, il marito e la nuora, è arrivata la mamma di Antonino Candido, Maria Stella Ielo: «Noi siamo stati condannati all’ergastolo quindi loro per aver uccido 3 ragazzi era il minimo che potessero avere. Sulla bara di mio figlio – ha detto dopo la sentenza – avevo promesso che non mi sarei arresa fino a quando non avessi avuto giustizia».
Seduta accanto alla figlia ha ascoltato in aula la lettura della sentenza con cui il giudice della Corte di Assise di Alessandria ha condannato a 30 Giovanni Vincenti e Antonella Patrucco, poi si è lasciata andare in un lungo pianto liberatorio abbracciando la mamma di un’altra vittima di quella tragedia, il vigile del fuoco Marco Triches morto anche lui nell’esplosione.
«Sono qui perché è il minimo che potessi fare per mio figlio», ha detto ai giornalisti e a proposito della sentenza ha aggiunto: «E’ un sollievo. Noi non potremo mai più essere felici, ma a loro hanno dato quello era che giusto avessero».
A chi le ha chiesto cosa provasse per Vincenti, l’unico in aula ad ascoltare la lettura del dispositivo mentre la moglie ha rinunciato ad essere presente, la mamma di Antonino Candido ha osservato: «Mi fa pena perché si vede che è una persona sofferente forse il rimorso lo sta distruggendo anche se durante le udienze non mi sembrava così pentito. Ora forse capirà e che Dio lo perdoni».
«E’ stata una grande emozione che è difficile descrivere – ha detto la moglie di Antonino, Elena Barreca accompagnata dal suo avvocato, Giovanni De Stefano – ma che si può riassumere in una frase, c’è stata giustizia. C’è stato un danno, se così di può chiamare quello che è successo, e bisogna che paghino per quello che è accaduto», .
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