Controlli dei carabinieri a Rosarno
2 minuti per la letturaROSARNO (REGGIO CALABRIA) – Timbravano il badge e poi uscivano per andare a bere al bar o a fare la spesa usando i mezzi di servizio del Comune di Rosarno, di cui erano dipendenti. E’ quanto hanno scoperto i carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria con l’operazione “Torno subito”, dando esecuzione dall’alba ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali, emessa dal Tribunale di Palmi, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 8 persone (di cui 4 agli arresti domiciliari, 4 all’obbligo di presentazione alla polizia), ritenuti responsabili, a vario titolo, di peculato, truffa e false attestazioni o certificazioni. Ad ulteriori quattro indagati è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari.
Complessivamente sono stati accertati 300 episodi, il cui danno erariale e d’immagine sarà successivamente oggetto di approfondimento da parte della Corte dei Conti.
L’odierna operazione giunge dopo una complessa ed articolata attività d’indagine condotta dalla tenenza carabinieri di Rosarno sotto il costante coordinamento della Procura della Repubblica di Palmi, diretta dal procuratore Capo Ottavio Sferlazza, nel periodo compreso tra il mese di giugno 2017 ed il mese di luglio 2018.
Le attività investigative sono scaturite dall’intuizione di un militare, il quale aveva notato un impiegato del Comune di Rosarno, durante l’orario di lavoro, intento a consumare alcolici ed a giocare alle slot machine in un bar della limitrofa San Ferdinando.
Alla luce di ciò, sono state avviate indagini mirate, attraverso il ricorso a metodologie investigative tradizionali, quali servizi di pedinamento, osservazione e soprattutto riprese video, che hanno permesso di far luce sull’esistenza di una vera e propria prassi, diffusa tra alcuni impiegati del Comune di Rosarno, i quali in più circostanze: utilizzavano i mezzi di servizio comunali per scopi privati, appropriandosene per esigenze ricreative, relazionali o, comunque, personali ovvero per recarsi e trattenersi presso gli esercizi pubblici della zona; attestavano falsamente la propria presenza in servizio, omettendo di registrare, mediante il badge, gli allontanamenti dalla sede di lavoro, per recarsi a fare la spesa, al cimitero, o, come nel caso di uno degli indagati, a prendere i figli a scuola, subito dopo aver timbrato il cartellino delle presenze.
Le condotte delineate, in ragione dell’esercizio di una funzione pubblica, risultano aggravate dall’aver commesso il fatto abusando dei poteri e con la violazione dei doveri del servizio, anche per coloro i quali avevano l’onere del controllo su altri dipendenti.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA