Il carcere di Reggio Calabria
2 minuti per la letturaREGGIO CALABRIA – Si è svolto ieri l’interrogatorio di garanzia dell’ex direttrice del carcere di Reggio Calabria, Maria Carmela Longo, arrestata per concorso esterno in associazione mafiosa (LEGGI LA NOTIZIA). Alla donna, attualmente direttrice della sezione femminile del carcere romano di Rebibbia, detenuta ai domiciliari nella città dello Stretto, viene contestata «una condotta di permanente contiguità con la ‘ndrangheta» e di avere trasformato il carcere “Panzera” in una sorta di succursale delle cosche in cui erano i padroni i boss di mafia della città e della provincia che godevano di favori e benefit assicurati dalla direttrice che interveniva in prima persona per garantire trattamenti di comodo ai detenuti.
La Longo, assistita dal suo avvocato, il penalista Giacomo Iaria, ha risposto ai magistrati, assicurando di riporre massima fiducia nella Magistratura e di poter produrre, anche documentalmente, che la gestione dell’Istituto di reclusione non sia mai avvenuta per finalità personali, ma al solo esclusivo fine della migliore funzionalità della struttura.
Ben cinque ore di interrogatorio davanti al giudice Domenico Armaleo ed al pm Stefano Musolino ed alla dottoressa Fornero nel corso del quale l’ex direttrice ha voluto chiarire la propria posizione. «La mia gestione del carcere – ha spiegato ai giudici Longo – non ha inteso creare corsie preferenziale a favore di alcuno ma ha solo cercato di puntare alla funzionalità dell’istituto e mai, in nessun caso, a vantaggi personali». L’ex direttrice ha assicurato, inoltre, di avere sempre parlato con trasparenza agli organi superiori ed al vertice del Dap (Dipartimento amministrativo penitenziario) «ricevendo a più riprese conferme e apprezzamenti tali da essere proposta nel ruolo di vicecapo del dipartimento del Dap (incarico rifiutato per motivi personali)». La disponibilità e l’impegno a favore di tutti i detenuti, avrebbe spiegato ancora la Longo, sarebbe stata quindi apprezzata dai vertici del Dap che in più occasioni ed a più riprese ne sarebbero stati entusiasti tanto da proporla ad un ruolo apicale.
L’avvocato Iaria in questa fase non ha fatto istanza di scarcerazione ed il prossimo step è previsto al tribunale della libertà.
Intanto in merito alla vicenda è intervenuto Pompeo Mannone, responsabile della Federazione Nazionale della Sicurezza della Cisl: «L’indagine giudiziaria relativa agli impropri benefici concessi ai detenuti sottoposti al regime di alta sicurezza presso gli istituti della Casa Circondariale di Reggio Calabria è un fatto gravissimo che lascia sgomenti. In attesa del prosieguo sugli sviluppi processuali e quindi dell’accertamento di una eventuale responsabilità o meno di chi al momento è stato coinvolto non possiamo non dare il nostro aperto plauso all’indagine svolta dal Nucleo Investigativo Centrale del DAP di concerto con la DDA»
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