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REGGIO CALABRIA – Si terrà il 13 luglio dinanzi il Gup di Reggio Calabria, l’udienza conclusiva del processo, con rito abbreviato, a carico di Ciro Russo per il tentato femminicidio commesso nei confronti dell’ex moglie Maria Antonietta Rositani.
Lo rendono noto, in un comunicato congiunto, l’Unione donne italiane e l’associazione «Insieme a Marianna» per la prevenzione ed il contrasto della violenza sulle donne sui minori che si sono costituite parte civile assieme ai familiari della donna.
«Abbiamo voluto rendere evidente, anche all’interno dell’aula di giustizia – affermano Stefania Polimeni dell’Udi e Licia D’Amico di Insieme a Marianna – il sostegno,la solidarietà a Maria Antonietta ed alla sua famiglia, e la comune, quotidiana ed irrinunciabile battaglia contro la violenza sulle donne. Auspichiamo che l’imminente sentenza dia giustizia ad una donna diventata un simbolo per le tante donne che nel silenzio e nell’anonimato subiscono maltrattamenti e violenze all’interno delle mura domestiche».
«L’episodio delittuoso, avvenuto il 12 marzo del 2019 (LEGGI LA NOTIZIA) – è detto nel comunicato – ha scosso fortemente l’opinione pubblica per la particolare efferatezza e crudeltà del gesto criminale compiuto dall’ex marito della donna, Ciro Russo. L’ex marito, dopo essere evaso dagli arresti domiciliari ad Ercolano ove si trovava ristretto per maltrattamenti in famiglia, aveva percorso oltre 500 chilometri per giungere a Reggio nel giorno fissato per la celebrazione dell’udienza civile di separazione giudiziale. Arrivato in città, acquistava della benzina, si appostava sotto la casa dell’ex moglie e la seguiva fino alla via Frangipane: lì la speronava con la sua autovettura impedendole l’uscita dal lato guida e con il liquido infiammabile dava fuoco all’automezzo. Appena Maria Antonietta usciva dalla vettura, la cospargeva di benzina e le dava fuoco. La Rositani riportava gravi ustioni e nonostante le lunghissime cure e 16 mesi di ininterrotto ricovero ospedaliero, le sue condizioni sono ancora molto critiche, tanto da non permetterle di poter essere presente in udienza».
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