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REGGIO CALABRIA – È in corso un sequestro di beni per un valore complessivo di oltre 6 milioni e mezzo di euro nei confronti degli eredi dell’imprenditore mafioso Teodoro Mazzaferro, deceduto nel 2018 all’età di 80 anni nel momento in cui era imputato per il delitto di associazione mafiosa, con funzioni direttive, essendo esponente di spicco della cosca di ‘ndrangheta “Piromalli” di Gioia Tauro.
Il sequestro viene eseguito nell’ambito dell’operazione “Provvidenza Bis” del Ros, con il concorso del Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria, come disposto dal Tribunale di Reggio Calabria-Sezione Misure di Prevenzione, presieduto dalla Presidente Ornella Pastore.
I beni sequestrati sono tre società (la “Ital Immobiliare s.r.l.”, la “Società Agenzia Immobiliare S. Antonio s.r.l.” e la “Teorema s.r.l.”) attive nel settore immobiliare ed operanti sui comuni di Gioia Tauro e Palmi, con un volume d’affari annuo di 500 mila euro; un’impresa agricola attiva nel comune di Gioia Tauro, con un volume d’affari annuo di 60 mila euro; 155 immobili (tra cui 13 abitazioni, 36 terreni agricoli, 70 terreni edificabili, 6 depositi, 7 autorimesse, 4 uffici, 9 negozi, 8 edifici in costruzione, 1 capannone ed 1 frantoio) siti nei comuni di Gioia Tauro e palmi, con un valore stimato di circa 6 milioni di euro; diversi rapporti finanziari, assicurativi e titoli al portatore.
Gli accertamenti del Ros sono stati avviati, su delega della Sezione Misure di Prevenzione della Procura della Repubblica di Reggio Calabria e coordinati dai Sostituti Pantano, D’Ambrosio e De Caria e dal Procuratore Aggiunto Gaetano Paci, a seguito dell’operazione “Provvidenza” del Ros, avvenuta tra il gennaio ed il febbraio 2017, che ha portato alla disarticolazione della cosca “Piromalli” ed all’arresto dei propri esponenti apicali, tra cui anche Teodoro Mazzaferro, risultato direttamente collegato ai fratelli Gioacchino, Antonio e Giuseppe Piromalli.
È stato cosi possibile ricostruire il percorso di crescita imprenditoriale di Mazzaferro, divenuto sin dagli anni ’60 un esponente di rilievo della consorteria ‘ndranghetista operante sulla piana di Gioia Tauro, vincitrice del primo conflitto di mafia scoppiato tra gli anni ’70 ed ’80 ed oggetto del procedimento “De Stefano Paolo + 59”, pietra miliare della storia del contrasto alla mafia calabrese. In tale contesto, forte dei guadagni illeciti acquisiti a seguito della partecipazione nel 1975 all’appalto relativo alla costruzione del V Centro Siderurgico di Gioia Tauro, trasformato successivamente nell’attuale porto, Mazzaferro aveva avviato un’innumerevole serie di investimenti immobiliari nei territori di Gioia Tauro e Palmi.
Grazie ai capitali illeciti foraggiati dai Piromalli e ad una serie di rapporti intessuti con amministratori locali, era riuscito a realizzare anche una lunga serie di lottizzazioni immobiliari che nel tempo gli avevano consentito di registrare guadagni milionari, immediatamente reinvestiti, che lo avevano fatto diventare il più importante imprenditore immobiliare della piana di Gioia Tauro.
L’ultima attività d’investimento censita da parte di Mazzaferro è stata la partecipazione al piano di espansione urbanistica della città di Gioia Tauro nella zona del locale ospedale civile, tramite la lottizzazione “Teorema”, i cui terreni erano stati acquisiti ancora agricoli prima della definizione dell’iter amministrativo di conversione in edificabili, garantendosi con le successive vendite dei forti guadagni speculativi. L’indagine patrimoniale ha confermato l’assoluta predominanza della cosca “Piromalli” che aveva il controllo dell’intero settore immobiliare di Gioia Tauro, tramite le società immobiliari di Mazzaferro.
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