Un rudere indicato come residenza per ottenere il reddito di cittadinanza
2 minuti per la letturaTAURIANOVA (REGGIO CALABRIA) – Ancora redditi di cittadinanza percepiti senza alcun diritto e finiti anche nelle tasche di persone legate alla ‘ndrangheta.
Sono stati i carabinieri della Compagnia di Taurianova, Reggio Calabria, grazie al lavoro coordinato con le Stazioni dipendenti di Varapodio, Giffone, Molochio, San Martino di Taurianova, Cittanova e Cinquefrondi, a svolgere una generale azione di controllo e verifica dei percettori del reddito di cittadinanza, al fine di verificare la regolarità delle autocertificazioni.
L’operazione, denominata “Dike”, dalla mitologia greca “Dea della Giustizia”, ha permesso di evidenziare una serie di irregolarità a carico di 18 cittadini, con un danno erariale complessivo stimato in circa 50.000 euro, che i carabinieri hanno segnalato all’autorità giudiziaria di Palmi, diretta dal procuratore capo Ottavio Sferlazza, e ai competenti uffici dell’Inps, che hanno immediatamente interrotto l’elargizione del sussidio.
Il caso più eclatante è quello di una donna che, nella documentazione prodotta, ha “dimenticato” di segnalare che nel nucleo famigliare non era più presente il marito, importante boss della ‘ndrangheta ristretto in carcere da 6 anni per una condanna definitiva per associazione mafiosa e sottoposto al regime restrittivo previsto dal 41bis.
Quindi, non solo cittadini che svolgevano lavoro “in nero”, pur percependo il reddito, in bar, ristoranti o in cantieri edili, ma anche un gestore di una officina meccanica del tutto abusiva, con diverse autovetture in attesa, e il proprietario di un salone di parrucchiere che non solo percepiva il reddito di cittadinanza pur lavorando regolarmente, ma si è scoperto avesse formalmente chiuso l’attività quattro anni fa.
Altra frequente tipologia di falsa attestazione ha riguardato la reale residenza e l’indicazione dei componenti del nucleo famigliare, essendo l’elargizione connessa anche all’effettivo ”reddito famigliare” e non solo del singolo richiedente: dalla cittadina che, nata, cresciuta e residente in altra regione del nord Italia, ha dichiarato falsamente di vivere in un comune della Piana di Gioia Tauro, ai cittadini rumeni che hanno “aumentato” gli anni della residenza in Italia, da 2 a 10, in modo da poter ottenere il reddito.
Tra gli altri, sicuramente emerge un pregiudicato locale che non solo ha falsificato il reale domicilio, ma negli atti compilati ha indicato come residenza un rudere fatiscente e in stato di abbandono, privo di servizi e utenze, inserito in un ampio fondo rurale.
Ancora più complessa la vicenda che ha riguardato due coniugi, separati da tempo, in cui l’uomo si è visto bocciare più volte la richiesta di reddito di cittadinanza in quanto inserito fittiziamente nel nucleo famigliare indicato nei documenti dalla ex moglie, a sua volta richiedente il sussidio.
I controlli sui percettori dei redditi di cittadinanza da parte dei carabinieri continueranno in tutta la provincia di Reggio Calabria.
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