Il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo
4 minuti per la letturaREGGIO CALABRIA – Il lettore cd in dotazione del carcere di Terni ancora non funziona e il boss Giuseppe Graviano non riesce ad ascoltare le intercettazioni a suo carico del 2016 con il codetenuto Umberto Adinolfi. Salta così, ancora una volta, l’esame del capomafia di Brancaccio previsto oggi davanti alla Corte d’assise di Reggio Calabria nell’ambito del processo ‘ndrangheta stragista che lo vede imputato insieme al boss di Melicucco Rocco Filippone.
Nelle scorse udienze il boss aveva iniziato a rispondere, seppure a tratti sempre per lo stesso motivo, ma poi non aveva proseguito in attesa di ascoltare le intercettazioni del 2016. Ma nonostante siano trascorsi quasi due mesi dall’ultima udienza «il problema non è stato risolto», come denuncia a inizio udienza il suo legale, l’avvocato Giuseppe Aloisio. Sono numerose le intercettazioni tra Graviano e Umberto Adinolfi, molte delle quali furono anche acquisite nell’ambito del processo sulla trattativa tra Stato e mafia di Palermo.
Le intercettazioni riguarderebbero i contatti con esponenti dell’imprenditoria lombarda e sulle richieste che venivano da quegli ambenti di proseguire negli anni ’90 con gli attentati ai carabinieri e le bombe contro importanti edifici pubblici. In più conterrebbero anche elementi relativi ai rapporti intrattenuti dal boss di Brancaccio con Domenico Vadalà, boss della ‘ndrangheta, al quale Graviano si sarebbe rivolto attraverso la sorella accompagnata a Bova Marina da Tony Calvaruso, adesso pentito, ma per anni vicinissimo a Leoluca Bagarella, per “aggiustare” un processo in Cassazione. «Di dieci dischetti che mi sono stati consegnati – ha detto Graviano – non mi è stato possibile ascoltarne neppure uno per difetto del sistema informatico».
«Non sarà possibile terminare oggi l’esame di Graviano – annuncia l’avvocato Aloisio – le difficoltà sono sempre le stesse. I file audio relativi alle conversazioni intercettate con Umberto Adinolfi presso il carcere, inviati dal Procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo alla casa circondariale non sono stati sentiti da Graviano, perché il supporto informatico in dotazione non permette di ascoltare questi file audio. L’apparecchio non è adeguato per potere aprire i file e procedere all’ascolto, si blocca e non funziona».
«Credo che questo incida sui diritti difensivi dell’imputato – prosegue l’avvocato Aloisio – quindi il mio assistito non può continuare l’esame perché ci sarebbe una limitazione dei diritti difensivi del signor Graviano che potrebbe incidere sulla validità della prova e sulla utilizzabilità della prova, ci potrebbe essere un profilo di nullità che, come detto, andrebbe a incidere anche sulle udienze precedenti perché le conversazioni sono legate tra loro».
Ecco perché l’avvocato Giuseppe Aloisio ha chiesto «un differimento dell’udienza di oggi affinché si possa procedere all’esame preceduto dall’ascolto dei file audio in carcere. Chiedo nuovamente alla casa circondariale di Terni di fornire un pc affinché Graviano possa ascoltare le conversazioni». In una delle ultime udienza, il boss mafioso aveva detto di avere incontrato «tre volte» l’ex premier «Silvio Berlusconi, l’ho incontrato tre volte a Milano mentre ero latitante». Circostanza smentita con forza dai legali dell’ex Cavaliere.
Molto duro oggi il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo che denuncia: «E’ davvero inspiegabile come un carcere in due mesi non abbia risolto una cosa banalissima come la presenza di un lettore cd. Non capisco perché in due mesi questa situazione non è stata portata alla nostra attenzione. Se loro hanno problemi – dice Lombardo – ci possiamo pensare noi. Ne parliamo con il Dap. Non serve un lettore dvd ma un computer portatile. In carcere possono entrare dei pc con le periferiche chiuse».
Lo stesso Lombardo ha preannunciato il deposito di nuove informative e atti di accusa. Il pm ha infatti reso noto al presidente della Corte d’Assise Ornella Pastore ed alle difese, rappresentate dagli avvocati Giuseppe Sorace (Filippone) e Giuseppe Aloisio (Graviano), di volere sentire come testi in udienza i collaboratori di giustizia Santino Di Matteo e Roberto Mandalà specificando di avere anche depositato i verbali dei pentiti Leonardo Messina, ex boss della mafia di San Cataldo, Gioacchino Pennino e di un “verbalizzante locale”, senza indicarne espressamente le generalità in dibattimento.
L’avv. Aloisio ha invece chiesto alla Corte di chiamare al banco dei testimoni il generale dei carabinieri Marco Minicucci e il Direttore centrale anticrimine della polizia di Stato, Francesco Messina, che nei primi anni ’90 erano impegnati nella cattura dei fratelli Giuseppe e Filippo Graviano.
Prossima udienza fissata al 4 maggio: il pm Lombardo continuerà l’esame di Graviano.
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