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SAN LUCA (REGGIO CALABRIA) – Avevano creato società fittizie attraverso le quali truffavano l’Inps, ricevendo indebitamente erogazioni previdenziali e assistenziali e causando un danno erariale di oltre 5 milioni e mezzo di euro. I carabinieri di San Luca hanno denunciato 458 persone residenti nel comprensorio della Locride, ritenute responsabili, anche in concorso tra loro, di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico e falsità in scrittura privata.
I provvedimenti sono scattati al termine di un’indagine denominata “Isidoro1”, avviata e condotta dal febbraio 2017 al novembre 2019 dai militari della stazione carabinieri di San Luca, dopo una attività di monitoraggio nei confronti di persone appartenenti, per vincoli di parentela, alle famiglie sotto osservazione.
All’inchiesta hanno collaborato gli ispettori dell’Inps di Reggio Calabria e Crotone2 e sono stati numerosi i servizi di osservazione, controllo e pedinamento, che hanno consentito di accertare che gli indagati si erano procurati, anche in concorso tra loro, un ingiusto profitto derivante dalla indebita percezione di erogazioni previdenziali e assistenziali.
In particolare, sono state individuate 12 aziende agricole e immobiliari, nella gran parte dei casi fittizie, costituite nel tentativo di indurre in errore l’Inps, per ottenere un ingiusto profitto mediante rapporti di lavoro simulati, diretti all’indebita fruizione di indennità previdenziali (malattia – disoccupazione – maternità).
Nel dettaglio, i militari hanno provveduto prima all’individuazione dei soggetti occupati in attività di manodopera agricola/impiegatizia e dei relativi datori di lavoro. Successivamente, insieme con gli ispettori Inps, hanno analizzato le denunce di manodopera agricola riferite al periodo 2017 – 2019, e il libro unico del lavoro delle varie aziende, con relative giornate di presenza per ciascun bracciante teoricamente impiegato. In seguito, una volta localizzati i terreni dove avrebbe dovuto svolgersi l’attività agricola – attraverso i dati catastali riportati nelle denunce aziendali – hanno effettuato accertamenti urgenti sui luoghi, appurandone in ogni circostanza lo stato di abbandono. Infine, a riprova di quanto già accertato, i militari hanno di volta in volta ascoltato i dipendenti, i quali non ricordavano dettagli basilari attinenti alla propria attività lavorativa, quali il nome della ditta, l’ubicazione dei terreni, la tipologia delle colture, i nomi o la fisionomia degli altri operai. I dodici imprenditori sono stati conseguentemente denunciati in stato di libertà, in concorso con ciascuno dei dipendenti, per aver simulato l’esistenza dei rapporti di lavoro, denunciandone la relativa manodopera.
L’attività d’indagine è scaturita dal monitoraggio di numerose persone contigue, per vincoli di parentela, a famiglie d’interesse operativo, sorprese spesso a non lavorare anche se sulla carta erano impiegati quali braccianti agricoli o dipendenti, a vario titolo, da aziende immobiliari. All’esito degli accertamenti effettuati, non soltanto è stato possibile accertare la fittizietà delle aziende controllate, ma anche, a ritroso, la precedente assunzione delle stesse persone presso altre aziende, risultate anch’esse fasulle.
È stato accertato, in particolare, che le società monitorate erano di fatto riconducibili a soggetti legati a famiglie gravitanti nell’orbita della criminalità organizzata della Locride, i quali a loro volta avevano assunto, prevalentemente, numerosi altri soggetti contigui per vincoli di parentela a famiglie criminali.
I militari dell’Arma hanno stimato che le indennità previdenziali indebitamente percepite avrebbero comportato un danno erariale pari a euro 5.669.239,88 per un totale di 33.954 giornate agricole denunciate.
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