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Giuseppe Falcomatà

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Sfilano i primi testimoni del pm Walter Ignazitto al processo “Miramare” che vede alla sbarra, con rito ordinario, il sindaco della città Giuseppe Falcomatà e quasi tutta la sua prima giunta ed il vertice burocratico dell’ente.

REGGIO CALABRIA – Sfilano i primi testimoni (Enzo Vacalebre del Movimento Alleanza Calabrese, che denunciò la vicenda alla Procura della Repubblica; e Massimo Ripepi consigliere comunale di Fratelli d’Italia) del pm Walter Ignazitto al processo “Miramare” che vede alla sbarra, con rito ordinario, il sindaco della città Giuseppe Falcomatà e quasi tutta la sua prima giunta (quasi tutti anche attuali amministratori) ed il vertice burocratico dell’ente. In aula, per l’udienza che è stata rinviata al 17 ottobre, non era presente il sindaco né la sua giunta eccezion fatta per gli assessori Giuseppe Marino e Giovanni Muraca e per la dirigente comunale Maria Luisa Spanò. 

Dopo la condanna ad un anno dell’ex assessore ai lavori Angela Marcianò (che ha scelto il rito abbreviato) (LEGGI LA NOTIZIA), grande accusatrice di Falcomatà e della sua squadra e rimasta impigliata a livello giudiziario dai lavori di preparazione di quella ormai famigerata delibera, entra quindi nel vivo, con la prima udienza dibattimentale, un processo attesissimo dal momento che vede alla sbarra tutta la classe dirigente politica cittadina. 

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Allo squadrone di assessori, ex assessori e burocrati vengono contestate reati diabuso d’ufficio e falso ideologico e materiale. Oltre a Falcomatà sono imputati anche il segretario generale del Comune, Giovanna Acquaviva, l’ex dirigente Maria Luisa Spano’, l’imprenditore Paolo Zagarella che sarebbe stato il beneficiario del meraviglioso Palazzo Liberty e gli assessori Saverio Anghelone, Armando Neri Giuseppe Marino, Giovanni Muraca, Antonino Zimbalatti e le ex assessore Agata Quattrone e Patrizia Nardi.

 Rimase fuori dalla vicenda proprio l’assessore al ramo, attività produttive, Mattia Neto che non partecipò all’approvazione della delibera che vedeva assegnato  il bellissimo albergo liberty, patrimonio monumentale della Città dello Stretto che mediante una delibera di giunta venne dato in uso ad un amico e sostenitore del sindaco, appunto l’imprenditore Zagarella così intimo di Falcomatà da cedergli gratuitamente per la campagna elettorale i propri spaziosi locali commerciali utilizzati come segreteria politica dall’allora aspirante sindaco nel 2014. Un gesto, che secondo quanto si legge nelle carte, venne ripagato.

Tra i primi atti amministrativi di Falcomatà ci fu proprio il singolare affidamento diretto del gioiello del liberty cittadino, da tempo immemore chiuso e patrimonio monumentale cittadino, proprio all’amico imprenditore che avrebbe voluto fare del grand hotel una sorta di lounge bar e rooms cocktail di lusso sul chilometro più bello d’Italia. 

Un affidamento diretto e poi quella delibera di giunta confezionata ad hoc nel 2015. Secondo l’impianto accusatorio infatti sindaco e giunta hanno concorso il 16 luglio 2015 ad adottare una delibera con la quale “statuivano l’ammissibilità della proposta proveniente dall’associazione “Il Sottoscala” (la cui presidenza aveva assunta solo il giorno prima della stessa delibera proprio Zagarella) per l’utilizzo del piano terra del “Miramare”. Con quella delibera dedicata alle onlus, l’amministrazione incaricava la dirigente Spanò per l’assegnazione dell’immobile all’imprenditore Zagarella consegnando a quest’ultimo le chiavi del Miramare.

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