Un'aula di tribunale
1 minuto per la letturaREGGIO CALABRIA – Rimane chiusa perché «fortemente condizionata da legami mafiosi» e poiché sarebbe stata acquistata anche con soldi provenienti dal «traffico di stupefacenti» gestito dalle famiglie di ‘ndrangheta, la Farmacia Caiazzo, che si trova nell’omonima piazza in una zona semi centrale di Milano.
La Sezione misure di Prevenzione del Tribunale, presieduta da Fabio Roia, ha infatti rigettato l’istanza dei legali della società, a cui era stata revocata la licenza in seguito a una misura interdittiva antimafia della Prefettura, che avevano chiesto che la farmacia fosse sottoposta all’istituto del controllo giudiziario per consentirle di proseguire l’attività economica. Attività bloccata in quanto il proprietario, Gianmassimo Giampaolo, è rimasto coinvolto in un’inchiesta della Dda milanese che nel marzo 2016 aveva portato a una serie di arresti tra cui quello di Giuseppe Strangio, anche accusato di aver usato soldi dei clan per partecipare proprio all’acquisto della stessa farmacia.
Nel documento dei giudici delle misura di prevenzione si fa riferimento infatti ai «legami tra il proprietario dell’unità economica Giampaolo Gianmassimo ed esponenti di rilievo di alcune famiglie dell’associazione mafiosa ‘ndrangheta operanti nel territorio di San Luca e della fascia jonica calabrese» che rafforzano «l’ipotesi di investimento di denaro di provenienza delittuosa».
Inoltre, si evidenzia anche, ritenendo necessaria la chiusura dell’attività, che la società è «stata geneticamente acquisita con soldi di provenienza illecita frutto di sodalizi criminali legati al mondo della ‘ndrangheta e comunque fortemente condizionata da legami mafiosi intimamente connessi alla stessa attività economica».
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