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Il tribunale di Reggio Calabria

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REGGIO CALABRIA – La Corte d’appello di Reggio Calabria, accogliendo sostanzialmente la sentenza di primo grado, ha condannato nell’ambito del processo scaturito dall’operazione “Saggezza” (LEGGI LE NOTIZIE SULL’OPERAZIONE SCATTATA NEL 2012), l’imprenditore edile Nicola Romano a 17 anni e otto mesi di reclusione per associazione mafiosa.

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Romano è ritenuto dagli inquirenti il capo del “locale” di ‘ndrangheta di Antonimina, comune della Locride in provincia di Reggio Calabria.

Assieme a Romano sono stati condannati Giuseppe Raso a 14 anni; Massimi Siciliano, genero di Romano, a 10 anni e otto mesi. Conferma della sentenza di primo grado a 15 anni di reclusione per Rosario ‘Rosi’ Barbaro, boss di Platì, e Nicola Nesci, di Ciminà.

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Inoltre, 14 anni sono stati inflitti all’imprenditore edile Bruno Varacalli e dieci anni a Rocco Polifroni, Antonio Spagnolo e all’ex vicesindaco di Ardore Bruno Bova.

L’indagine, coordinata dal pubblico ministero antimafia Antonio De Bernardo, aveva portato alla scoperta di un gruppo di ‘ndrangheta operante nel settore dei lavori pubblici che aveva monopolizzato gli appalti dei comuni dell’alto Ionio reggino.

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