don Pino Strangio
1 minuto per la letturaLOCRI – Non hanno tardato a manifestarsi nella diocesi di Locri-Gerace, guidata dal vescovo Francesco Oliva, le conseguenze della condanna subita da don Pino Strangio in passato rettore del Santuario di Polsi che ha lasciato nel 2017 (LEGGI) dopo essere finito al centro dell’inchiesta contro le ‘ndrine confluita, poi, nel processo Gotha.
Don Pino Strangio è stato condannato al termine del primo grado di giudizio, con la sentenza emessa il 30 luglio scorso dal Tribunale di Reggio Calabria nel processo “Gotha”, a 9 anni e 4 mesi di reclusione.
A distanza di una settimana, il sacerdote ha presentato nelle mani del vescovo di Locri-Gerace le proprie dimissioni da tutti gli incarichi pastorali di cui era rimasto titolare.
Una decisione che non può non incontrare l’approvazione dei vertici della diocesi e, infatti, il vescovo, comprendendone le ragioni, ha accettato le dimissioni anche se non ha rinunciato ad offrire al sacerdote una sorta di sostegno morale «rendendosi altresì conto delle difficoltà – si legge nella nota ufficiale – (visto) che in questo momento (don Strangio) è chiamato a sostenere un delicato percorso giudiziario».
Inoltre, «nella lettera con la quale ne ha accettato le dimissioni, monsignor Oliva ha apprezzato la nobiltà del gesto compiuto, riconoscendone il servizio pastorale portato avanti per anni».
Mentre rispetto al futuro «ha avuto nei suoi confronti parole d’incoraggiamento e di sostegno morale: «Sono certo che non ti perderai d’animo e, continuando a sentirti “servo inutile” (Lc 17, 5-10), ti lascerai guidare dal Signore e non rifiuterai quello che Egli ti chiederà».
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