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Il sindaco Giovanni Calabrese

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RIACE – È terminata la manifestazione di sostegno a favore di Domenico Lucano, l’ex sindaco del piccolo borgo dell’Alta Locride condannato nell’ottobre scorso a 13 anni e 2 mesi di carcere dai giudici del Tribunale di Locri per gravi reati nella gestione dei fondi pubblici per i progetti di accoglienza dei migranti.

Ieri, la seconda parte del programma iniziato sabato è stata caratterizzata dal corteo verso il locale cimitero dove è sepolta Becky Moses, la giovane nigeriana costretta a lasciare il paese della Locride a causa della chiusura del progetto Cas per mancanza di fondi e poi morta carbonizzata, a 26 anni, in un rogo scoppiato nella baraccopoli di San Ferdinando.

Nel pomeriggio, poi, alla presenza di un gruppo molto più ristretto di partecipanti, sono ripresi gli interventi nell’area dell’anfiteatro e le altre esibizioni a “palco aperto”.

Da registrare la reazione del sindaco di Locri, Giovanni Calabrese, per le parole pronunciate sabato da padre Alex Zanotelli nell’introdurre la manifestazione pro Lucano. Il missionario comboniano per difendere Lucano aveva definito la città di Locri “capitale della ‘ndrangheta”.

Il sindaco Calabrese, noto per le sue battaglie a favore del territorio e della legalità, respinge in maniera netta le parole del religioso: «Basta con gli insulti alla nostra città. Padre Zanotelli difenda pure Mimmo Lucano ma non denigri la nostra città».

A far adirare il primo cittadino locrese le parole di Padre Zanotelli: «Locri, lo chiarisco per chi viene da fuori – aveva dichiarato sabato il missionario trentino -, è la capitale della ‘ndrangheta, la più potente organizzazione mafiosa al mondo. È mai possibile che una procura abbia speso due anni per perseguire Mimmo e non il vero obiettivo che è la ‘ndrangheta?».

Un discorso, secondo Calabrese, che non serve ad altro che a «difendere Lucano e a fomentare la folla contro la magistratura».

«Per anni – sottolinea e chiarisce il primo cittadino, anche e soprattutto per chi viene da fuori – la nostra città è stata ostaggio della ‘ndrangheta e dei suoi cattivi e sanguinari uomini. Per anni gente onesta e innocente è stata assassinata da questa gentaglia. Per anni abbiamo sofferto e vissuto con disagio e paura. La magistratura e le Forze dell’ordine hanno lavorato e lavorano, in questo territorio, nel rispetto della legge e per ricostruire, insieme alle forze positive del territorio, la legalità e far rispettare le regole del vivere civile».

«Però – conclude Giovanni Calabrese – in diverse occasioni, quando abbiamo contrastato con atti concreti la ‘ndrangheta, quando abbiamo detto No alla mafia, in tutti questi anni di battaglie, in tante nostre manifestazioni, come giusto che fosse per chi crede che “la mafia è una montagna di merda”, in tutti questi anni, non abbiamo visto don Zanotelli e i suoi amici».

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