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L'Azienda sanitaria di Reggio Calabria

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REGGIO CALABRIA – Fatture pagate due volte dall’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria sono state scoperte dai finanzieri del Comando provinciale che, a conclusione di un’indagine coordinata dalla Procura diretta da Giovanni Bombardieri, hanno sequestrato beni per 4 milioni al rappresentante legale di uno studio radiologico privato di Siderno denunciato per falso ideologico e truffa aggravata ai danni dello Stato.

Nell’inchiesta sono indagate, per falsità ideologica, altre 12 persone tra le quali il referente dell’Advisor contabile (società incaricata dal 2009 della ricognizione dei debiti pregressi del comparto sanitario), i funzionari Asp componenti il gruppo di lavoro appositamente costituito per la gestione dei ritardi nei pagamenti fino al 2012, e i responsabili protempore dei competenti Uffici dell’Asp. Il sequestro, chiesto dal procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e dal pm Marika Mastrapasqua, trae origine dalla verifica di un accordo transattivo concluso nel 2015 tra l’Asp e lo studio.

L’accordo prevedeva il pagamento complessivo di 7.974.219 euro, di cui 5,8 milioni per sorte capitale, 2 per interessi di mora e 98.138 euro per spese legali. A fronte del credito vantato, lo studio radiologico privato aveva presentato una serie di fatture.

Dalle indagini effettuate dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza reggina, denominate “Salus 2” è emerso che una parte del credito vantato in realtà era già stato, in precedenza, ceduto a società di factoring mediante 31 contratti siglati nel periodo 2005/2015 e reclamato con numerosi decreti ingiuntivi presentati contro l’Asp dalla clinica privata a partire dal 2004 ed era stato fatto oggetto di diverse sentenze di condanna al pagamento emesse tra il 2013 e il 2014. Al termine di oltre due anni di dettagliati accertamenti contabili, i finanzieri hanno quindi accertato il doppio pagamento effettuato dall’Ente a favore della società, delle stesse, identiche fatture già liquidate in precedenza, per un ammontare complessivamente di circa 4 milioni di euro, di cui 3 milioni di capitale e uno a titolo di interessi.

La truffa, secondo l’accusa, è stata posta in essere, tra l’altro, mediante una serie di false dichiarazioni del rappresentante legale dello studio privato all’atto della stipula della transazione che aveva attestato di non aver mai ricevuto le somme, neanche parzialmente, e che le stesse non erano mai state oggetto né di cessioni di credito né di assegnazione a istituti di credito. Il doppio pagamento, secondo i finanzieri, sarebbe avvenuto in completa assenza dei dovuti controlli e riscontri contabili aziendali da parte dell’Esp reggina. Da qui il coinvolgimento, oltre all’imprenditore, di altre 12 persone raggiunte da avvisi di garanzia.

I funzionari Asp, per l’accusa, avrebbero omesso di esercitare i controlli di competenza e di rilevare che le somme oggetto erano già state incassate, inducendo in errore il Direttore generale dell’epoca dell’Asp sulla fondatezza del credito vantato dal privato. L’indagine segue quella portata a termine nel giugno 2018, quando i finanzieri hanno eseguito sei arresti e un sequestro preventivo di beni per 12 milioni di euro nell’ambito di un’inchiesta sul dissesto della casa di cura reggina Villa Aurora. Anche in quell’occasione erano emerso il doppio pagamento da parte dell’Asp di fatture per 6 milioni di euro.

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