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L'ospedale di Reggio Calabria

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REGGIO CALABRIA – «Come un ospedale da campo in tempo di guerra. Il risparmio elevato a sistema, l’arte di arrangiarsi a pratica terapeutica». Così il segretario Nazionale Anaao Assomed, Carlo Palermo commenta l’utilizzo da parte dell’Ospedale di Reggio Calabria di cartoni per trattare lesioni ossee al posto di più moderni dispositivi medici o del più tradizionale gesso (LEGGI).

La Calabria, aggiunge il segretario Anaao, «è così diventata un non luogo della sanità pubblica, creato dalla ricerca spasmodica della sicurezza dei conti che ha preso il posto della sicurezza delle cure, dalla supremazia dei numeri che ha occupato lo spazio dei diritti, dall’incapacità delle politiche regionali di assicurare l’eguaglianza dei cittadini di fronte alla costituzione».

Ma questa regione, prosegue, è diventata anche «il simbolo di un’altra Italia e, nello stesso tempo, lo specchio di quello che sarà tutta la sanità pubblica italiana se non si arresta il piano inclinato su cui è da tempo avviata. La desertificazione ospedaliera, i tagli al personale, la limitazione degli acquisti dei beni necessari per le cure, operati con il miraggio dell’equilibrio dei bilanci, hanno prodotto danni immensi alla tutela della salute dei cittadini ed alle condizioni di lavoro dei medici».

E ad essere «al collasso», conclude Palermo, «è tutta la sanità meridionale, con la Puglia che grida vittoria per una striminzita sufficienza raggiunta nell’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), la Campania che si accontenta del lento avvicinarsi ad un tale traguardo, e la Basilicata con un presidente agli arresti domiciliari perché accusato di invadenza pervasiva nella gestione della sanità».

Intanto, Gianluigi Scaffidi, segretario aziendale del sindacato Anaao-Assomed di Reggio Calabria, afferma: «Non è vero che si tratta di un solo caso avvenuto in assenza del primario. I casi accertati sono quattro, almeno quelli di cui abbiamo conferma fotografica. E non è giusto accusare i colleghi di negligenza, quando manca il primario. Non è giusto farli passare per incapaci. Mentre il direttore generale, come sempre, ha manifestato ‘sorpresà, affermando di non sapere nulla».

«Le prime vittime di questa vicenda – ha aggiunto Scaffidi – sono i medici, che ci mettono la faccia in quello che fanno e l’eventuale danno professionale è carico loro. Quello che mi stupisce sono le giustificazioni fornite dal primario del Pronto Soccorso Angelo Ianni e dal Dg dell’Azienda ospedaliera Frank Benedetto: semplicemente fanno ridere. Il Reparto di Ortopedia dell’ospedale di Reggio Calabria ha grossi problemi».

«Quando il reparto chiude, alle 20 – afferma ancora il segretario aziendale del sindacato Anaao-Assomed – in caso di pazienti con fratture, il Pronto soccorso, non avendo tutori pneumatici o le guide pneumatiche quando deve immobilizzare un arto per sospetta frattura o per un accertamento, è costretto ad usare del cartone». «Una procedura rischiosa – conclude Scaffidi – che può determinare gravi complicanze per il paziente perché se c’è una frattura e questa si muove possono nascere danni vascolari o emboli gassosi». 

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