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TAURIANOVA (REGGIO CALABRIA) – Fake news e social: l’algoritmo made in Calabria che tocca 4 milioni di Italiani. Un vero e proprio network digitale di bufale, che può poggiare su circa 40 siti web e 50 pagine Facebook, è quello gestito da Francesco Gangemi che si è voluto raccontare ai microfoni di SkyTg24.
La base del sistema dedito alla produzione ed alla diffusione di notizie false, con la finalità di generare accessi sui propri siti che a loro volta vengono monetizzati (il cosiddetto clickbaiting), è fissa nell’entroterra reggino, nel piccolo comune di Taurianova.
Qui Gangemi, ex-carpentiere che per far fronte alla crisi degli ultimi anni si è inventato questo lavoro, dalla sua abitazione e con una semplice connessione internet si ingegna ad imbastire le notizie da diffondere poi sui social network, soprattutto Facebook. Non opera da solo, viene coadiuvato, in questa maxioperazione di creazione di notizie fittizie, da una larga rete di comuni cittadini, non hacker né cervelloni informatici.
Si tratta di un “mestiere”, quello di guadagnare attraverso gli introiti pubblicitari online, che può arrivare a garantire a questa rete di “smanettoni” stipendi dignitosi, divisi percentualmente nel gruppo in base alla capacità di ognuno di generare traffico sui propri siti web. Il meccanismo di guadagno così imbastito tuttavia ha subito qualche fase di arresto ultimamente, come racconta lo stesso Gangemi, a causa di alcune scelte del big dei social, Facebook.
«Negli ultimi mesi, con il cambio all’algoritmo (che penalizza le fonti di notizie a favore dei contenuti degli amici) le performance sono di molto scese, con ricadute evidenti sul numero di click raccolti e, di conseguenza, anche sulle entrate pubblicitarie».
La mappatura di questa rete di produttori di bufale online, che riusciva a raggiungere quasi 5 milioni di utenti sparsi in tutta Italia, è stata resa possibile dall’analisi incrociata dei domini web dei siti effettuata da alcuni siti di verifica dei fatti italiani (che si occupano proprio di smascherare questi siti) che hanno così certificato l’esistenza di questo network con base calabrese. Inutile dire che le notizie venivano generate in modo da essere appetibili al lettore, secondo il principio del “facciamo loro leggere ciò che vogliono leggere”. Da qui le valanghe di news che cavalcano il sentimento xenofobo dilagante in Italia. Tema migranti al centro quindi, basti pensare al caso di cronaca che vide coinvolto un piccolo comune milanese, Senago.
Nell’agosto del 2017 l’allora primo cittadino si espresse sostenendo di preferir garantire una casa ai cittadini italiani rispetto agli extracomunitari. Nulla di strano, notizia vera, se non fosse che il network di fake news in questione ha ben pensato di riproporlo solo qualche mese fa, in piena campagna elettorale, senza specificare i riferimenti temporali dell’accaduto. Questo ha generato un enorme giro di interazioni sui social (oltre le 244 mila), implementati dalle migliaia di condivisioni su Fb, che hanno fatto registrare numeri che oltrepassano quelli delle più note testate giornalistiche italiane.
Questi gli ambiti privilegiati dalla “rete Gangemi” che non disdegnavano i post acchiappa click titolati in stampatello maiuscolo con i classici “notizia shock” o “esclusivo”, accompagnati dagli immancabili punti esclamativi e da qualche immagine accattivante. Poi video e meme virali, prontuari “fai da te” per riconoscere le malattie, finte interviste sensazionalistiche a reali personaggi dello spettacolo, scontri tra politici in tv e, soprattutto, «decine di notizie indignate contro i “governanti ladri” e i migranti che “invadono il nostro paese”».
Un vero vademecum del pensiero populista, che potrebbe servire come caso di studio per ambiti di ricerca sociale circa l’antropologia umana.
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