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L'operazione per l'arresto dell'infermiere

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REGGIO CALABRIA – Un infermiere in servizio nella casa circondariale “G. Panzera” di Reggio Calabria è stato arrestato perché ritenuto responsabile di associazione di tipo mafioso e danneggiamento mediante incendio con l’aggravante del metodo mafioso. 

Secondo le indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia e portate avanti dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, con l’ordinanza emessa dal Gip presso il Tribunale di Reggio Calabria, Pasquale Manganaro, 51 anni di Melito Porto Salvo, avrebbe tenuto comportamenti illeciti all’interno dell’istituto di detenzione “G. Panzera”, con l’obiettivo di favorire elementi di spicco della cosca Iamonte, egemone nel territorio di Melito Porto Salvo.

Le indagini hanno accertato la sua partecipazione alla consorteria criminale, in favore della quale ha svolto la funzione di “tramite” degli affiliati detenuti con il mondo esterno: un’instancabile e selettiva opera di raccordo, la sua, perfezionata nel tempo attraverso la predisposizione di un sistema funzionale al passaggio di messaggi da e verso il carcere.

In particolare, gli approfondimenti investigativi hanno comprovato come l’infermiere si sia più volte adoperato per far entrare all’interno dell’istituto di pena oggetti personali destinati ai detenuti eccellenti, eludendo le prescrizioni carcerarie ed approfittando del minore controllo esercitato sulla sua persona.

Sullo sfondo, naturalmente, la volontà di compiacere i capi cosca, tra cui il detenuto Remingo Iamonte. Le indagini hanno restituito, dunque, un profilo criminale ben definito dell’indagato che già nel 2012 (Operazione “Ada”) aveva indotto l’allora sindaco di Melito Porto Salvo, Gesualdo Costantino, ad interessarsi in prima persona per l’assunzione della moglie presso una cooperativa cittadina, ritenendolo un tangibile segno di riconoscenza nei confronti dei soggetti affiliati alla cosca che ne avevano appena favorito l’elezione.

Il quadro indiziario è stato infine irrobustito da un episodio di danneggiamento di un’imbarcazione, incendiata con modalità tipicamente mafiose e senza motivi di diretto dissidio tra la vittima ed il Manganaro e dove quest’ultimo assume il ruolo di mero esecutore di direttive altrui. L’infermiere è stato associato al carcere di Vibo Valentia. 

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