Giuseppe Galea (foto da facebook)
1 minuto per la letturaL’uomo, un 52enne di Siderno, insegnava a Oppido Mamertina ed era un appassionato di mountain-bike
LOCRI (RC) – I parenti scoprono soltanto dopo la sua morte che aveva solo un polmone. E così si rivolgono alla magistratura: è successo a Giuseppe Galea, 52enne di Siderno, deceduto il 4 febbraio all’ospedale di Locri dov’era ricoverato in Rianimazione.
I familiari di Galea, docente dell’Itis “Gemelli Careri” di Oppido Mamertina – si legge sul Messaggero – pensano a un caso di malasanità: già sequestrata la cartella clinica, sulla vicenda – su cui indaga il pm locrese Ezio Arcadi – dirà di più l’esame autoptico in programma nelle prossime ore all’ospedale, che dipende dall’Asp di Reggio Calabria.
I dubbi dei parenti di Galea nascono dal fatto che l’uomo era solito andare in mountain-bike affrontando anche percorsi difficoltosi, e soprattutto che in passato mai alcuna visita o esame aveva dimostrato la mancanza dell’organo respitratorio. Nei giorni di Natale il 52enne aveva improvvisamente avvertito dolori al torace, difficoltà a respirare e una tosse intensa. «Broncopolmonite», era stato il verdetto dei medici dell’ospedale di Locri che, dopo avergli prescritto cure adeguate, l’avevano dimesso senza problemi. Un mese dopo, nella notte tra il 23 e il 24 gennaio, i dolori sono riapparsi: ricoverato a Locri per una polmonite, Galea il 26 è stato sottoposto a una Tac e viene spostato in una stanza singola «poiché affetto da tubercolosi».
A fine mese, un’altra diagnosi parla di «alveolite polmonare»: ogni giorno, gli vengono comunque somministrate 14 flebo di «un mix di farmaci potentissimi», dicono i congiunti. Cure che non servono ad evitare la tragica fine di Galea. Sulla quale, adesso, i familiari urlano il loro desiderio di giustizia e verità.
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