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L’omicidio avvenne nel suo negozio nel 1990 per la sua relazione con un affiliato al clan
GIOIA TAURO (REGGIO CALABRIA) – Ieri, per la prima volta in Italia, un’amministrazione comunale ha intitolato una via cittadina alla memoria di un proprio paesano ucciso dalla ‘ndrangheta poiché ritenuto omosessuale. È stato grazie anche all’interessamento della cittadinanza, espressasi tramite una petizione sostenuta dal massmediologo Klaus Davi, che ieri la commissione comunale gioiese competente sul settore toponomastica ha deciso di cristallizzare e istituzionalizzare il ricordo di Ferdinando Caristena (nella foto in basso). Un segnale importante, che pone fine ai falsi miti generati dalla ‘ndrangheta per autorappresentarsi come società di galantuomini e uomini d’onore, e che si fa emblema di una linea guida che l’amministrazione comunale intende seguire per coltivare «la memoria di tutte le vittime innocenti, cadute a causa della violenza mafiosa affinché il ricordo dei tragici fatti che hanno caratterizzato il nostro passato impedisca il ripetersi di simili eventi in futuro».
Ferdinando Caristena era un giovane commerciante, titolare di più negozi d’abbigliamento, che fu freddato da due killer 27 anni fa, il 18 maggio del 1990. Dal processo che seguì al barbaro assassinio emersero numerosi risvolti, oltre che penali anche sociologici, utili a capire la reale natura e i codici di comportamento della sedicente Onorata Società.
Ferdinando fu trucidato a soli 33 anni nel retro bottega del suo esercizio commerciale, al tempo molto frequentato. La sua unica colpa, se così possiamo definirla, è riferibile all’accusa nei suoi confronti d’aver intrattenuto una relazione amorosa con Gaetano Mazzitelli, appartenente ad una famiglia in procinto di imparentarsi con i potenti Molè di Gioia Tauro.
Caristena in tal modo avrebbe minato l’onore e la rispettabilità della potente ‘ndrina gioiese e tale affronto non poteva restare impunito. Non si poteva lasciar correre proprio per l’ossequioso rispetto verso il ferreo codice di comportamento ‘ndranghetista, nutrito da ataviche ritualità e violenza epuratrice, che il “superpentito” rosarnese Pino Scriva aveva descritto nelle aule di giustizia già nel lontano 1983. Si appurò in seguito che Caristena nel frattempo aveva invece intrecciato una liason sentimentale con Donatella Mazzitelli, sorella di Gaetano, tanto che i due mal celavano il desiderio futuro di unirsi in matrimonio. L’idea che un uomo gay, o comunque presunto tale, potesse introdursi in tal modo all’interno della famiglia mafiosa era inaccettabile per i Molè.
Da qui la decisione che riporta a quel 18 maggio di 27 anni fa. Tra i due esecutori materiali del delitto compare Girolamo Molé, incaricato di ripulire l’onta familiare. Dell’omicidio Caristena, come racconta il sostituto procuratore presso la dda reggina, Roberto di Palma, cominciò a parlare per la prima volta uno dei primi collaboratori di giustizia, Raso Annunziato. Grazie alle dichiarazioni rilasciate si approderà al processo che porterà alla sbarra i mandanti dell’omicidio. Per tornare all’attualità, a complimentarsi con l’iniziativa si è espresso, non ultimo, Federico Cafiero De Raho, procuratore capo presso la Dda reggina. Alla manifestazione di intitolazione della strada erano presenti il prefetto Michele di Bari, il questore Raffaele Grassi, il capitano dei Carabinieri Gabriele Lombardo, il dirigente del Commissariato gioiese Diego Trotta e la terna commissariale. Tra i presenti anche il fratello di Caristena.
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