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Un arresto dei carabinieri

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Nell’inchiesta una cosca del Monzese composta in gran parte da soggetti originari di San Luca

MILANO – I carabinieri del Comando provinciale di Milano stanno eseguendo una serie di arresti nelle province di Monza, Milano, Pavia, Como e Reggio Calabria nell’ambito di un’inchiesta su infiltrazioni della ‘ndrangheta nel mondo dell’imprenditoria e della politica in Lombardia.

L’inchiesta è coordinata dalla Procura di Monza e dalla Procura Distrettuale Antimafia di Milano. In tutto, 27 misure cautelari: 21 in carcere, 3 ai domiciliari e 3 interdittive, firmate dai Gip Pierangela Renda e Marco Del Vecchio.

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I soggetti colpiti dalle 27 misure cautelari sono accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi, lesioni, danneggiamento (tutti aggravati dal metodo mafioso), associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, abuso d’ufficio, rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento personale. Tra i destinatari del provvedimento anche il sindaco di Seregno (Monza e Brianza) Edoardo Mazza, per il quale sono stati disposti i domiciliari.

L’inchiesta dei carabinieri, partita nel 2015, e che porta la firma dei Pm monzesi Salvatore Bellomo, Giulia Rizzo e del Procuratore della Repubblica di Monza Luisa Zanetti e dei Pm della DIA Alessandra Dolci, Sara Ombra e Ilda Boccasini, rappresenta una costola dell’indagine “Infinito”, che nel 2010, sempre coordinata dalle procure di Monza e Milano, aveva inferto un duro colpo alle cosche ‘ndranghetiste in Lombardia. Quella di Limbiate (Monza), per esempio, era composta da soggetti prevalentemente originari di San Luca (Reggio Calabria), che secondo l’accusa aveva avviato in provincia di Como un ingente traffico di cocaina, ed è ritenuta responsabile di alcuni episodi di violente estorsioni nella zona di Cantù (Como).

L’INTERCETTAZIONE. «Vogliono mettere in piedi San Luca (…) San Luca a Milano … al nord». Così uno degli arrestati nel maxi blitz parlava delle mire espansionistiche delle cosche in relazione ad un grosso traffico di cocaina nel Comasco. È  una delle intercettazioni agli atti dell’inchiesta condotta dal Comando provinciale dei carabinieri di Milano. In altre telefonate captate dagli investigatori i presunti affiliati alla ‘ndrangheta parlavano anche di mitra e kalashnikov. Nell’inchiesta, tra l’altro, sono coinvolti anche altri due politici locali di Seregno: un consigliere comunale è stato posto agli arresti domiciliari, mentre per un assessore, Gianfranco Ciafrone, è stata disposta l’interdizione dai pubblici uffici.

Indagato anche Mario Mantovani ex vicepresidente della Lombardia

L’ex vicepresidente della Lombardia, ora consigliere regionale di Forza Italia, Mario Mantovani, già arrestato due anni fa in un’altra inchiesta, è indagato per corruzione (non gli vengono contestati reati di mafia) in un filone dell’indagine che stamani ha portato ad un maxi blitz contro la ‘ndrangheta. Da quanto si è saputo, l’accusa riguarda i suoi rapporti con l’imprenditore Antonio Lugarà, lo stesso che ha intrattenuto rapporti con il sindaco di Seregno, Edoardo Mazza, finito oggi ai domiciliari. «Avvenuta perquisizione questa mattina presso i miei uffici – afferma l’ex vice governatore – in relazione ai fatti (su cui indaga la procura di Monza) di cui nulla so, che apprendo dai media di stamane e che sono lontanissimi dal mio agire politico e personale. Nulla è emerso. Sempre a disposizione della trasparenza e della legalità». 

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