Ilda Boccassini
1 minuto per la letturaMILANO – L’inchiesta sulla ‘Ndrangheta che coinvolge anche Edoardo Mazza (LEGGI LA NOTIZIA CON I DETTAGLI SULL’OPERAZIONE), sindaco di Forza Italia eletto a Seregno e accusato di corruzione, nasce dall’esposto presentato in procura a Monza il 13 maggio 2015 da Giacinto Mariani (attuale vice sindaco e anche lui finito nell’inchiesta, ndr), all’epoca sindaco del Comune di Seregno, in cui “rappresentava condotte censurabili” commesse da un dirigente all’interno dell’area tecnica-settore edilizia.
Gli accertamenti investigativi non solo avrebbero accertato la correttezza della denuncia, ma avrebbero fatto emergere «contaminazioni tra interessi pubblici e interessi privati» ricollegabili a personaggi politici o amministrativi sempre all’interno del Comune di Seregno. Non solo: «In tale allarmante peculiarità gli esiti delle indagini davano conto altresì della sistematica disponibilità offerta a detti soggetti da un operatore amministrativo in servizio presso la Procura della Repubblica di Monza, a cui carico erano elevate le superiori incolpazioni di rivelazione di segreto d’ufficio e di favoreggiamento».
Si tratta di Giuseppe Carello il quale, secondo l’accusa, indotto dall’imprenditore Antonino Lugarà (in carcere) avrebbe rivelato la presenza dell’indagine ad alcuni indagati.
A proposito di Lugarà e del sindaco Mazza, il «Lugarà trattava il pubblico ministero di Monza Salvatore Bellomo che tra i magistrati del pool che ha condotto l’indagine assieme a Ilda Boccassini, ha spiegato come «Lugarà trattava il sindaco Mazza di Seregno come uno zerbino. L’imprenditore non ha bisogno – sottolinea Bellomo – di dire ‘ho amici ‘ndranghetisti, a Seregno chi deve sapere lo sa. L’amministrazione comunale, dirigenti e funzionari che hanno il dovere di segnalare abusi, si è dimostrata essere composta da dirigenti che si prostravano all’amministrazione politica del momento, fregandosene dei loro poteri e dei loro doveri. Dalle intercettazioni è emerso che lo stesso consigliere comunale arrestato, Stefano Gatti, era al servizio dell’imprenditore».
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