Controlli dei carabinieri a Rosarno
3 minuti per la letturaROSARNO (REGGIO CALABRIA) – Inquietante sparatoria sabato poco dopo le ore 21 sera a Rosarno lungo la Via Nazionale Nord tra alcuni soggetti allo stato sconosciuti. Un brutto segnale che potrebbe aumentare la tensione tra i giovani rampolli delle cosche locali vicini alle note famiglie mafiose della città, alcuni di questi già coinvolti in pesantissime inchieste antimafia.
Solo di uno dei protagonisti della sparatoria si conosce l’identità: si tratta di Salvatore Consiglio, 37 anni, già arrestato nell’operazione “All Inside” che colpì al cuore gli esponenti della famiglia egemone della ‘ndrangheta cittadina: i Pesce. Consiglio, secondo quanto è stato ricostruito dai carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro diretta dal Capitano Gabriele Lombardo, stava viaggiando a bordo di una Toyota Jaris quando è accaduto qualcosa che adesso gli inquirenti stanno cercando di decifrare.
Nonostante il traffico presente a quell’ora sull’importante arteria più di qualcuno ha dato vita ad una sparatoria che ha visto coinvolto Consiglio, il quale dopo aver arrestato l’auto ha tentato una retromarcia. Il giovane avrebbe impugnato una pistola che portava con se ed avrebbe risposto al fuoco esplodendo almeno un colpo dall’interno della sua auto verso l’esterno. Poi l’ha abbandonata in zona dandosi alla fuga.
Da ieri sera è irreperibile. Non si sa se è ferito o illeso, i carabinieri escluderebbero la prima ipotesi visto che nella Toyota non hanno rinvenuto tracce di ematiche. Sul luogo i militari dell’Arma hanno rinvenuto almeno quattro bossoli esplosi di pistola calibro 9 per 21. La dinamica è tutta da ricostruire compresa l’identità di coloro che forse a bordo di una moto si sarebbero avvicinati all’auto di Consiglio forse per tendergli un agguato.
Consiglio adesso viene ricercato dai carabinieri. Solo lui a questo punto potrebbe spiegare come sono andate le cose. Il fatto stesso che subito dopo la sparatoria abbia deciso di darsi alla fuga potrebbe ipotizzare più scenari: o lo ha fatto perché timoroso di essere raggiunto dai sicari, oppure perché può essere convinto che il colpo di pistola che egli stesso ha sparato può aver colpito qualche altra persona. Un mistero insomma, che però presenta particolare inquietanti e sinistri che potrebbero compromettere gli equilibri criminali cittadini.
Consiglio era stato arrestato nella primavera del 2010 e poi scarcerato nel 2013, in quanto ritenuto vicino ai Pesce. L’operazione che portò al suo arresto venne effettuata da Carabinieri e Polizia che si stavano occupando di due fatti di sangue legati tra loro: i militari dell’Arma si stavano occupando dell’omicidio di Domenico Sabatino, soggetto ritenuto organico alla cosca Pesce, avvenuto l’8 ottobre 2006; la Polizia dell’omicidio di Vincenzo Ascone, avvenuto il 14 agosto 2007. Le indagini avevano attribuito ai Pesce e ai Bellocco una dimensione di poli intorno ai quali gravitano altre famiglie mafiose legate, oltre che da rapporti di parentela, anche da cointeressenze affaristiche. Le due cosche, in sostanza, rappresentano il baricentro di interessi di tipo economico. E proprio gli affari determinano l’intreccio delle rispettive sfere di influenza, superando anche gli attriti che di volta in volta possono nascere tra le famiglie satelliti. Tra i fermati dell’operazione “All inside” c’erano sette donne. Erano proprio le donne, secondo gli inquirenti, a tenere i contatti tra i familiari detenuti e gli altri componenti dell’associazione. Una delle donne finite in manette era incaricata di tenere la contabilità e di gestire il portafogli della famiglia.
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