L'assessore Carmela Barbalace detta Carmen
2 minuti per la letturaREGGIO CALABRIA – Nel lungo elenco degli indagati dell’operazione Mandamento messa a segno in larga parta della provincia di Reggio Calabria dai carabinieri coordinati dalla Direzione Distrettuale antimafia (LEGGI LA NOTIZIA) c’è anche l’attuale assessore regionale della Calabria con delega alle Attività Produttive, Carmen (Carmela) Barbalace.
L’inchiesta, che svela l’assetto territoriale del mandamento ionico della ‘ndrangheta ma anche i rapporti con le altre cosche e l’organizzazione interna delle ‘ndrine, coinvolge, dunque, anche uno dei massimi rappresentanti dell’esecutivo del presidente Mario Oliverio, l’assessore Barbalace, che prima di diventare assessore nel 2015 era dipendente della Regione Calabria, risulta essere indagata per i reati di abuso d’ufficio in concorso, truffa aggravata e truffa aggravata per il conseguimento delle erogazioni pubbliche.
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SULL’OPERAZIONE MANDAMENTO
Secondo quanto presente nelle carte dell’inchiesta, l’assessore Barbalace sarebbe indagata, in quanto componente della commissione di esame delle istanze per l’ammissione ai finanziamenti Psr, per una presunta truffa messa in atto da un imprenditore agricolo, indagato con lei nella vicenda, per ottenere un finanziamento regionale di alcune decine di migliaia di euro che avrebbe ottenuto in seguito all’ammissione da parte della commissione che non avrebbe verificato correttamente i requisiti in capo al soggetto richiedente.
Immediata la reazione del Movimento Cinquestelle che ha chiesto che «il governatore della Calabria, Mario Oliverio, tolga subito dalla sua giunta l’assessore Carmen Barbalace, accusata, nell’ambito della recente inchiesta ‘Mandamento’ della Dda di Reggio Calabria, di abuso d’ufficio in concorso, truffa aggravata e truffa aggravata per il conseguimento delle erogazioni pubbliche».
A chiederlo sono i parlamentari Dalila Nesci, Paolo Parentela, Federica Dieni e Nicola Morra, insieme all’europarlamentare Laura Ferrara. «È chiaro a tutti – aggiungono – che Barbalace non può restare un secondo in più alla guida dell’assessorato alle Attività produttive, dovendosi accertare se abbia o meno favorito un altro indagato, che per la magistratura avrebbe percepito fondi pubblici proprio grazie all’aiuto dell’assessore in questione. Stavolta ci aspettiamo un gesto coerente da Oliverio, che ha parlato ovunque di legalità ma è rimasto silente e immobile per altre vicende giudiziarie che hanno interessato la sua maggioranza. Oltretutto, nello specifico Barbalace è una dipendente della Regione Calabria, chiamata dallo stesso Oliverio a svolgere un delicato ruolo di indirizzo, proprio in un settore fondamentale, che riguarda la concessione di risorse pubbliche a privati. Ci auguriamo – concludono gli esponenti 5stelle – che la magistratura antimafia vada sino in fondo nelle verifiche relative agli uffici regionali interessati, nell’interesse della comunità e della politica calabrese».
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