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Antonio Palamara dopo un suo arresto

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REGGIO CALABRIA – E’ morto a 76 anni Antonio Palamara, coinvolto nel processo “La Svolta” perché ritenuto capo e organizzatore del “locale” di ‘ndrangheta di Ventimiglia. Calabrese di Sinopoli (Reggio Calabria), Palamara era agli arresti domiciliari nella sua abitazione a Ventimiglia (Imperia) per cumuli di pena ma da qualche tempo era ricoverato in ospedale a Imperia dove è morto a seguito di una malattia.

In primo grado era stato condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso a 14 anni di reclusione. Assolto in appello. Nelle imputazioni relative al processo di primo grado, si legge che Antonio Palamara «aveva il potere di decidere sull’ingresso di nuovi affiliati nell’associazione, al pari di Giuseppe Marcianò e sull’effettuazione del rito del “battesimo”» e che «interferiva nelle consultazioni elettorali procurando voti e in particolare almeno 60 voti a Eugenio Minasso nelle elezioni regionali del 2005», che «aveva la disponibilità di armi, tanto da essere stato recentemente condannato dalla Procura di Sanremo e che partecipava a incontri di ‘ndrangheta in occasione di riti funebri».

Antonio Palamara era poi stato assolto in appello dalla condanna per 416 bis «per non aver commesso il fatto» insieme ad Antonio Barilaro (sette anni in primo grado) e a Roberto Pellegrino (10 anni e sei mesi in primo grado). Mentre erano stati condannati Giuseppe Marcianò (15 anni e quattro mesi), il figlio Vincenzo Marcianò (7 anni), Omar Allavena (7 anni), Giuseppe Gallotta (14 anni), Annunziato Roldi (7 anni), Vincenzo Marcianò (nipote di Giuseppe, 7 anni e sei mesi). Oltre al processo La Svolta Antonio Palamara aveva precedenti per associazione per delinquere, sequestro di persona, spaccio, detenzione armi clandestine, ricettazione, evasione, rapina.

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